PROGETTI E RINGRAZIAMENTI DI PIERLUIGI GOLLINI, UN GIOVANISSIMO PORTIERE PREDESTINATO… VIOLA MA ANCHE BIANCAZZURRO

Pierluigi Gollini, classe 1995, è il classico esempio di chi nasce predestinato. All’innato talento, infatti, abbina un carattere forte e una determinazione ferrea, ancora più impressionante in considerazione della verdissima età. Era quindi inevitabile che spiccasse il volo molto presto dalla natìa Ferrara, lasciando la maglia spallina ancora prima di debuttare in prima squadra, per vestire la prestigiosa casacca della Fiorentina. Per ora ne difende la porta tra le giovanili, ma al botteghino sarebbe fin troppo facile puntare su un futuro da protagonista ai massimi livelli per questa grande promessa del calcio italiano.

Com’è la tua vita a Firenze?
“Vivo in una villa dove ha sede il settore giovanile della Fiorentina. Al piano terra ci sono delle stanze con due o tre posti letto, e il primo anno tutti i ragazzi vivono qui. L’anno prossimo sarò alloggiato in un bed & breakfast nei paraggi, a cento metri dallo stadio Franchi. La mia giornata si divide tra scuola e calcio”.

Che scuola frequenti?
“L’Istituto Tecnico delle Attività Sociali, praticamente le magistrali di una volta sotto forma di istituto tecnico. E’ una scuola privata convenzionata con la Fiorentina”.

La Fiorentina segue il vostro andamento negli studi?
“Qua c’è una cosa che nelle altre società non c’è: quattro o cinque tutor stanno qui tutto il giorno e seguono l’andamento scolastico dei ragazzi che vengono da fuori, da Napoli fino al Brasile. I tutor rispondono a una società che si chiama “Promesse Viola” e si occupa di tutto ciò che riguarda il settore giovanile, compreso il giornalino “Futuro Viola”. Il capo dell’organizzazione e coordinatore dei tutor è Vincenzo Vergine, l’assistente di Pantaleo Corvino, che è il direttore sportivo della Fiorentina. Quando, ad esempio, vogliamo tornare a casa il weekend, o quando vogliamo uscire la sera, se la mattina dopo non si va a scuola, il permesso va chiesto a Vergine”.

Insomma, i tuoi genitori possono stare tranquilli.
“Sì, e poi mia mamma mi sta addosso, mi raccomanda sempre di fare i compiti, chiama anche i tutor che sono responsabili per noi. Per lei lasciarmi andare via è stato più difficile che per mio padre, che invece ha capito subito, perché è un uomo di calcio, ha giocato nel settore giovanile del Modena e in Eccellenza. I miei vengono sempre a vedermi giocare. Di solito vengono a Firenze il sabato, stiamo un po’ insieme in città e la domenica gioco”.

 

C’erano altre società importanti che ti avevano cercato l’estate scorsa. Come mai hai scelto la Fiorentina? A quanto dici, comunque, sembra che tu abbia fatto la scelta giusta.
“Avevo richieste da Juventus, Inter e Milan. La Juventus voleva prendermi in prestito, mentre Fiorentina e Inter volevano acquistarmi. La Fiorentina ha un settore giovanile molto forte, e poi è più vicino a casa mia. I miei genitori mi hanno consigliato, ma ho scelto io. Pozzi all’inizio non voleva cedermi, ma io gli ho detto che volevo andare via perché era un’occasione imperdibile, anche se Ferrara e la Spal rimarranno sempre nel mio cuore. Lui ha capito e mi ha lasciato andare, anche perché l’offerta della Fiorentina era davvero molto buona. Si era mossa dopo le altre, ma ha trovato l’accordo con la Spal in due giorni”.

E’ vero che Pozzi ha rinunciato a un’offerta più alta?
“L’Inter ha fatto la stessa offerta (alta) della Fiorentina, ma la parola era già stata data alla Fiorentina. Il Direttore ha fatto l’interesse della Spal, è stato bravo ed è stato chiaro con me e la mia famiglia”.

Cosa ti manca di Ferrara?
“Un po’ tutto: la famiglia, gli amici, i compagni della squadra del ’95. Quando torno al centro d’addestramento della Spal è sempre casa mia, ed è sempre un’emozione. Lì ci sono persone che sono state fondamentali per me”.

Com’è nata la tua trasformazione in portiere?
“Ho convinto Franco Fabbri a farmi provare. A me è sempre piaciuto il ruolo fin da piccolo, anche perché la passione mi era stata trasmessa dal nostro più grande amico di famiglia, Mirco, che giocava in porta”.

Allora come mai giocavi fuori? E in che ruolo?
“Ero bravo anche fuori, e non volevano farmi giocare in porta. Prima di arrivare alla Spal giocavo centrocampista o difensore centrale nella Poggese. Alla Spal Fabbri mi diceva scherzando: “Ma cosa vuoi fare? Resta lì!”. Poi forse Pasetti gli ha suggerito di farmi provare in porta, così ho cominciato”.

Chi è il tuo idolo?
“Buffon fin da piccolo, anche se gli anni passano pure per lui e quello che poteva mostrare l’ha fatto vedere. E poi ha una storia simile alla mia, perché anche lui ha cominciato da centrocampista nelle giovanili. Sono anche un grande appassionato di basket, avevo l’abbonamento alla Carife, seguo l’NBA e il mio idolo è Gallinari”.

Per quale squadra di calcio tifi?
“Milan, anche se mio padre vorrebbe che tifassi per la squadra della sua città, il Bologna, di cui sono comunque simpatizzante. E poi sono un grande tifoso della Spal: ho anche scaricato l’applicazione del aito de LoSpallino.com sull’i-Phone”.

Senti mai Costantino, l’altro ex portiere delle giovanili spalline ora nella Primavera della Juventus? E chi è il più forte di voi due?
“Sì, lo sento, ma è troppo mio amico per dire chi è più forte, e poi lui è più grande di me. In comune abbiamo solo la Spal. So che alla Juventus sta bene, con la prima squadra è andato in ritiro e diverse volte in panchina, ed è un grande orgoglio”.

Qual è il tuo obiettivo?
“E’ difficile dirlo, ma me la posso giocare con tutti. Nel calcio puoi far bene un anno, poi dopo due anni magari nessuno si ricorda di te se ti fai male. Uno che fa un anno di serie A non è arrivato, mentre giocare in Champions League è un’altra cosa”.

Cosa dicono di te i tuoi allenatori?
“Ho disputato una buona stagione da titolare nel campionato regionale, che abbiamo vinto. I miei allenatori dicono che sono bravo, ma anche che devo migliorare, e pretendono sempre di più. Dal punto di vista tecnico sono più indietro di altri perché è da meno tempo che gioco in porta, solo da quattro anni. Sul piano caratteriale mi incitano nella voglia di migliorare, e mi dicono di non credere mai di aver fatto qualcosa d’importante. Sono molto estroverso, mi piace scherzare, e ogni tanto mi sgridano.”.

Ti alleni mai con la prima squadra?
“Finora è capitato tre volte. Boruc mi ha impressionato tantissimo, mentre Frey, che solo ora sta tornando da un lungo infortunio al ginocchio, è una persona squisita, saluta sempre e si ferma a parlare. La prima volta che sono andato al Franchi mi ha regalato un paio di guanti dopo la partitella”.

Sei stato anche convocato nella Nazionale giovanile dal cittì Antonio Rocca…
“Vestire la tuta e la maglia della Nazionale è una grande emozione. Ero già stato convocato l’ultimo anno alla Spal, quando giocavo nei Giovanissimi, e a Firenze, dove gioco negli Allievi, finora mi è capitato altre tre volte. In Nazionale ho stretto amicizie molto belle”.

E’ più importante un anno al top delle giovanili o uno tra i professionisti in serie C?
“Giocando in serie C ti fai le ossa: trovarsi di fronte a diciott’anni uno come Zamboni è difficile e cresci prima. Anche in Primavera, però, il livello è alto, il campionato  è bello, tosto e molto seguito, soprattutto alle fasi nazionali. Se uno è molto forte, emerge anche lì. Magari è meglio un’esperienza in C al secondo anno di Primavera, non al primo”.

Ti ritieni un privilegiato, o pensi invece che ti manchi qualcosa rispetto ai tuoi coetanei?
“Quando guardo gli altri che magari escono di sera, li invidio, ma sono consapevole dei sacrifici che sto facendo, e so di essere fortunato. Me lo dicono sempre a Poggio Renatico anche i miei amici”.

Sul tuo profilo di facebook si legge questa frase: “Solo credendo in te stesso potrai arrivare lontano”!
“E’ una frase che mi hanno detto i miei genitori, e cerco sempre di tenerla bene a mente, perché sono convinto che sia vero”.

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