Stare bene. Pensavo durante questa tristissima settimana passata alla (mia) storia per l’ultimo ritorno da Ventotene che la felicità, soprattutto per gli umorali come me, parte proprio da qui. Stare bene inteso come condizioni fisiche, mentali, come salute ma anche come allegria. Per questo, nonostante la momentanea fine delle vacanze, mi sorprendevo da solo di questo mio stato d’animo. Poi, tutto d’un tratto, proprio come nella vecchia pubblicità di un antico dentifricio, ho capito perché. Merito delle già abbondanti ics stampate sul calendario della Spal che mi è stato regalato a Natale. Manca una vita al nuovo campionato, infatti, ci sono settimane e settimane da far passare senza Spal ma le varie notizie quotidiane – “normale” (leggi straordinaria se sei spallino e quindi non abituato alla normalità) conferenza stampa di presentazione della prossima stagione compresa – lasciano belli, sereni e tranquilli i tifosi in vista di un’estate che sarà di sicuro più corta della precedente. L’incertezza è finita. Ora le basi ci sono, l’attesa per i ripescaggi no, ambizioni, programmi e certezze invece sì.
Ecco perché sorrido solitario guardando le prime croci che accorciano la strada che porta alla prima data importante. Quella del ritiro. L’intelligente scelta di prepararsi non lontanissimo da Ferrara va presa al volo anche per chi parte da Roma. I cinque giorni a Mezzano sono già prenotati. Con Socrate (che finora, d’estate al seguito della squadra, era stato solo in un posto tipo Polinago o qualcosa del genere sull’appennino modenese e aveva vomitato per le curve infinite) partiremo dalla capitale il 25 e arriveremo a Mezzano il giorno dopo. Ecco il giorno che, finalmente, mi farà respirare la Spal dopo quasi due mesi. La cosa bella, però, è che quest’anno non ci si può distrarre. La voglia di Spal è talmente alta, l’affetto è così generale che a parte gli striscioni sacrosanti e recenti dedicati alla dirigenza ogni giorno c’è qualcosa da scoprire sul forum degli Spallinati o su altri siti neonati, ci sono le novità del mitico Hughes, artista vero, e poi c’è facebook dove si parla di calcio, incredibile ma vero, più che di figa (pardon), e dove la Spal la fa da padrona. Sempre e comunque. Quello che scrivevo una settimana fa a proposito delle rinate amicizie attorno al bianco e l’azzurro lo ribadisco oggi. Non mi era mai capitato di avere contatti quotidiani con persone conosciute soltanto grazie alla Spal e per la Spal. E’ una cosa bellissima, questa, è la cosa che fa e farà la differenza perché qualunque società e qualunque progetto deve avere una base. Questa base.
Per il resto, ritornando alla conferenza stampa, sottolineo ancora la straordinaria normalità degli obiettivi e delle strategie biancazzurre. Autocritica, abbonamenti, settore giovanile, prima squadra, mercato, acquisti, cessioni, conferme. Impossibile dare giudizi ora che il Comandante Pozzi sta cominciando a lavorare (in realtà lavora da gennaio scorso e la lista dei nuovi ce l’ha pronta e da un pezzo), facile invece pensare e scrivere che la filosofia del vivaio (allenatori, numero di squadre, marcature a uomo) personalmente è la cosa a cui tengo di più. Questa, lo ripeterò sempre, è e dovrà essere la vera forza, la garanzia del futuro. Il recente esempio del Barcellona insegna. Gente come Xavi, Iniesta e altri sei su undici sono cresciuti lì, nei campetti a due passi dalla rambla. Guardiola pure. Ecco perché il calcio del futuro, quello solido che nulla c’entra con la Pro Patria per intenderci, deve per forza passare per il territorio, per la maglia, per professionisti che siano i primi tifosi. Così come non è irrilevante, dentro a questa progettazione generale, la nuova, bellissima (vedrete!) maglia.
Aspettando una nuova settimana per forza di cose poco spallina ma comunque biancazzurra per tutto quello di cui sopra, spero soltanto che la Giacomense torni a fare la sua giusta, bella figura in altri lidi (non c’entrano le località balneari, tra virgolette, in provincia di Ferrara). Riguardo alla squadra non esprimo particolari desideri ma mi auguro che Zambo sia ancora il capitano e che arrivino una mezzapunta e un centrocampista capaci di alzare il tasso tecnico, di mantenere il possesso palla, di assistere le (due) punte. Mi fermo qui soltanto perché, non da oggi, la fiducia nei confronti di Butelli e Bena e Pozzi e Schena e Medda e Dolcetti è immensa e quindi accetterò con il sorriso qualsiasi decisione, partenze comprese. Solo su una cosa insisto. Un punto merchandising anche on line perché ogni anno almeno uno stipendio me lo sputtano in gadget e magliette e materiale vario oltretutto non ufficiale. E per fortuna che le sciarpe di Socrate me le fa Katia… Pensavo anche, prima di mettere l’ultimo punto a quest’ennesima puntata della mia rubrica, che esattamente un anno fa al centro di via Copparo facevano bella mostra dei veri e propri sacchi di merda, quest’anno sostituiti da striscioni inneggianti a Butelli e agli altri dirigenti. E’ proprio vero, mitico Faber, che dal letame nascono i fior.