Massimiliano Alvini è l’amico-nemico per eccellenza di David Sassarini. I due, legati da una profonda stima e dalla stessa voglia di vincere, si conoscono da una vita: quarantadue anni il primo e fucecchiese doc, spezzino e di due anni più giovane il secondo, hanno mosso praticamente insieme i primi passi da allenatore e le battaglie, tra i due, sui campi toscani, nell’ultimo decennio, ormai non si contano più. Sono l’uno lo specchio dell’altro anche se, più maliziosamente, forse, al mister biancazzurro piace parlare del Tuttocuoio come di una squadra “femmina”, che non fa la partita ma, come un camaleonte, si mimetizza con l’avversario, conoscendone però, nel dettaglio, pregi e difetti. Si tratta indubbiamente per la categoria di un confronto tra due grandissimi tecnici, il cui futuro, con un po’ di fortuna, è destinato regalare loro parecchie soddisfazioni. In questa intervista, l’allenatore dei conciari, la vera rivelazione sin qui del torneo, analizza con grande umiltà il campionato dei suoi e inserisce la Spal tra le candidate alla vittoria finale del campionato.
Mister, domenica si rinnoverà, al Mazza un confronto che tra lei e Sassarini dura da ormai dieci anni. Quanta voglia ha di fare lo sgambetto alla Spal?
“Io voglio vincere sempre, fa parte di me, se mi dovessi accontentare non farei l’allenatore la domenica. Arriviamo però con grande umiltà, consapevoli che scenderemo in campo contro una fuoriserie di questo campionato. La prima cosa che voglio dire è che per me, la mia squadra, i dirigenti, l’occasione di giocare in uno stadio come il “Paolo Mazza” è motivo di grande orgoglio. Sarà una vetrina importante, mi auguro, per molti dei miei ragazzi, anche se arriviamo in piena emergenza: oltre a Balde, De Rosa e Ghelardoni, tre titolari a centrocampo che devono scontare il turno di squalifica, abbiamo un paio di infortunati e una rescissione imprevista che ci mette un po’ con le spalle al muro, anche per quanto riguarda gli under, obbligatori come sapete in questa categoria. Non voglio mettere le mani avanti ma non vedrete la mia squadra domenica, il vero Tuttocuoio è altro, ma è chiaro che non ci arrendiamo prima di combattere”.
Sassarini dice che lei è un allenatore che studia alla perfezione gli avversari, che sa come colpirli alla perfezione nei punti deboli, a prescindere dagli uomini a disposizione.
“Sì ma se a lui mancasse, ad esempio, uno come Yuri De Rosa, che conosce benissimo per averlo avuto alla Pianese, che io, tra le altre cose, considero come il miglior centrocampista del girone, non sarebbe molto contento. David è un grandissimo allenatore, è una persona molto preparata che passa giornate intere a studiare calcio e non ha niente a che fare con la D. A volte penso che, probabilmente, paga, come il sottoscritto, il fatto di non avere un passato da calciatore professionista. Nell’ambiente è così, ci dobbiamo accontentare, o forse solo aspettare più di altri che passi il treno giusto, perché l’ambizione non ci manca. Io ho un mio modo di intendere il calcio, ripeto, a prescindere da come finirà la partita di domenica, esserci, a Ferrara e a tre punti dalla prima, è già un qualcosa che per noi rimarrà nella storia. Mai il Tuttocuoio è stato così in alto, in D, a questo punto della stagione. Finché dura, ci divertiamo e tutto quello che viene in più sarà ben accetto. Siamo partiti con la salvezza come traguardo unico stagionale”.
Ci racconta il suo percorso, sin qui, di allenatore?
“Sono sempre stato in Toscana. Da ragazzo, magari, anziché andare a recuperare qualche lezione da privatista a scuola, mi fermavo ad osservare la Lucchese di Orrico che si allenava. Ho cominciato ad allenare dodici anni fa, nella Juniores del Signa, poi sono stato in Promozione, sempre con il Signa, per quattro stagioni, mentre Sassarini era al Podenzana e lì sono nate le nostre prime battaglie. Dal Signa mi sono spostato al Quarrata dove ho allenato per altri tre anni. Infine, gli ultimi cinque, li ho trascorsi qui a Ponte a Egola, alla guida del Tuttocuoio e non nego che questa sia una grandissima soddisfazione: per i tempi che corrono, è tanto rimanere così a lungo sempre sulla stessa panchina. Ho sin qui allenato tra Promozione, Eccellenza e D, ho vinto quattro campionati e una Coppa Italia Regionale e Nazionale vendicando Sassarini nell’anno del suo record nazionale di punti con la Pianese: la sua squadra venne eliminata, in Coppa, dalla Pistoiese in semifinale, noi, invece andammo a vincere contro gli arancioni a Roma, in finale”.
Veniamo al campionato: detto che il Tuttocuoio è la vera sorpresa di questo primo scorcio di stagione, qual è il suo giudizio su questo girone?
“Il livello è molto alto, competitivo, ci sono almeno cinque squadre che hanno qualcosa più delle altre: Mezzolara, Pistoiese, Piacenza, Lucchese e Spal sono società che possono investire e ambire al piano superiore senza difficoltà alcuna. Il mercato è già iniziato, nessuna di queste starà a guardare, senza contare che ci sono altre formazioni capaci di dare fastidio, magari oggi a metà classifica, ma che nel girone di ritorno qualche soddisfazione vorranno togliersela: battere una di queste squadre è sempre motivo di vanto”.
Sette vittorie su sette incontri al Leporaia, un terzo posto in classifica meritatissimo, la sua è l’unica squadra che, sin qui, è riuscita a battere il Mezzolara a domicilio, mentre con Lucchese e Pistoiese avete avuto episodi contrari che vi hanno fatto recriminare e non poco.
“Diciamo che ci sono almeno tre punti in meno in queste ultime due sfide ma nell’arco di un campionato ci può stare e bisogna avere pazienza e guardare avanti con fiducia. Invece, dico la verità, non mi spiego come questa squadra riesca sempre a vincere in casa: qualcuno, da fuori, potrebbe pensare al calore del pubblico, ma noi siamo piccolini e la gente che assiste alle partite è tranquilla, non è certo questo che influenza i giocatori. Chiaro che i dati parlano chiaro, al Leporaia, per ora, non si passa, fuori invece la situazione è un po’ diversa. Ma non voglio che i miei si fissino più di tanto su queste cose, loro devono solo divertirsi e restare coscienti di portare avanti un lavoro importante in una realtà di neanche novemila abitanti”.
Gli addetti ai lavori dicono che il Tuttocuoio, nel proseguimento del torneo, potrebbe pagare il fatto di avere una panchina piuttosto corta.
“L’osservazione è corretta. L’attacco è il reparto più affollato: ci sono tre ottimi giocatori, mentre io ne faccio giocare soltanto due. Si tratta di Granito, ex Lucchese, che fino a settembre era addirittura senza squadra, di Falchini e di Corrado Colombo, che di certo non ha bisogno di presentazioni. Abbiamo qualche difficoltà altrove, forse, magari un intervento sul mercato ci potrebbe anche essere utile in questa sessione, ma io mi affido pienamente alla società e mi baso su quello che possono mettermi a disposizione, lavorando e dando sempre il cento per cento. Siamo già oltre le aspettative più rosee di inizio stagione, certo è innegabile che è piacevolissimo quando si inizia a capire che questa posizione in classifica non è frutto del caso ma di sacrifici di un gruppo di ragazzi così speciale come quello che si è formato al Tuttocuoio”.
Parliamo di Colombo: trentatré anni, ex nazionale under 21, quindici squadre in carriera, oltre cento partite giocate tra A e B e da un anno approdato in neroverde. E’ lui l’uomo in più di questa squadra?
“Corrado è un ragazzo fantastico: l’anno scorso, in sei mesi appena, ha segnato dodici gol, regalando al Tuttocuoio, in classifica, quella tranquillità che prima del suo arrivo non c’era. Lui per noi è molto importante, mi sembra una banalità anche solo sottolinearlo. Ha iniziato male quest’anno e non per colpe sue, è stato sfortunato, ha avuto un problema alla caviglia che non gli ha permesso di prepararsi bene e, si sa, è uno di quei giocatori che fa la differenza solo quando è in condizioni fisiche eccellenti. Domenica scorsa, contro il Forcoli, ha dimostrato di essere sulla buona strada, ha segnato due reti importantissime. Spero resti con noi, che il mercato non ci privi di una pedina così importante. Vediamo, c’è anche questa possibilità”.
Ci pensa mai al Tuttocuoio tra i professionisti?
“Forse ci pensa il sindaco più di me: ci è venuto a trovare, ci ha fatto i complimenti ma devo dire che l’ho visto un po’ preoccupato (ride): si sa che il nostro è un piccolo Comune e non abbiamo, ovviamente, uno stadio omologato per la Lega Pro. Magari, qui vicino, c’è Pontedera che potrebbe ovviare a questa situazione. Scherzi a parte non so, sarebbe un problema piacevole per tutti questo, credo, a maggio. Pensiamo a domenica, intanto, lottiamo per restare il più a lungo possibile in alto per continuare a scrivere questa bella favola di Ponte a Egola”.
A Ferrara, domenica, per lei, sarà la sua prima volta?
“Come giocatore o come allenatore non sono mai venuto, ma Ferrara è una città bellissima, che ho visitato da turista con molto piacere. Sono anche capitato nei pressi dello stadio, mi sono fermato, il Mazza è affascinante, si sente che trasuda storia. Manca ancora qualche giorno prima della partenza ma sono orgoglioso e addirittura emozionato al solo pensiero di entrare in un impianto del genere. Spero sia una bella partita, una giornata importante per tutti, che la gente si diverta: noi avremo poco meno di un centinaio di persone al seguito ma mi auguro che lo stadio sia quello che ho visto contro la Pistoiese: io, duemila persone, tutte insieme, in carriera, non le ho mai viste tifare una squadra in serie D”.