SERGIO BENETTI PATRON DEL MEZZOLARA: UMILI E APPASSIONATI, QUESTA E’ LA NOSTRA RICETTA PER ANDARE AVANTI

Sergio Benetti, cinquantotto anni a dicembre, un figlio e una figlia che, tra le altre cose, lo ha già reso nonno, vive a Budrio ed è un “doppio” presidente: già, perché oltre a ricoprire tale carica nel Mezzolara Calcio, infatti, lo fa anche nella vita di tutti i giorni alla Cooperativa Agricola Agricoop di Pianoro.

La cooperativa di cui è presidente c’entra qualcosa con la gestione della società di calcio?
“No, per niente. La società va avanti grazie a una serie di sponsor locali e allo spirito di abnegazione dei volontari. Non abbiamo dipendenti ma solo gente che si impegna dando una mano gratuitamente, anche andando alla ricerca di quelle partnership indispensabili per crescere ogni anno”.

Che budget avete per questa stagione?
“Non supera i trecentomila euro”.

Per la serie D è un budget da salvezza, da classifica tranquilla o da lottare per la promozione?
“Di solito con un budget così si retrocede, altroché (ride)!”.

E allora come pensa di cavarsela?
“Facciamo bene perché abbiamo solo volontari e i nostri giocatori sono ragazzi parsimoniosi nelle loro richieste. Prendono cifre molto basse che riusciamo a gestire senza problema alcuno. I rimborsi spese che diamo loro sono concordati in modo chiaro e arrivano sempre alla data giusta”.

In squadra avete anche un certo Fabio Bazzani, ex di turno insieme a Semprini: per il bomber usate un trattamento di riguardo?
“No, assolutamente, è trattato alla pari degli altri”.

Cosa significa per voi avere uno come Bazzani in squadra?
“Quella di Bazzani è una storia lunga, bisognerebbe parlarne per ore. Per noi è una risorsa infinita, ed è estremamente utile anche quando non gioca. Ha un rapporto particolare con i ragazzi giovani, che sono fortunati a giocare con uno come lui. Penso a domenica scorsa, quando abbiamo vinto col Castenaso grazie anche a un suo gol: a vederlo esultare anche più dei ragazzini, si capiva l’importanza di una risorsa come lui. Trasmette ai ragazzi il sacrificio, l’impegno, la voglia, dà l’esempio andando a letto presto la sera e ha lo stesso piglio di quando era in serie A e in Nazionale”.

Facciamo due conti: Castenaso-Spal è finita 3 a 0 e Mezzolara–Castenaso 2 a 0: quindi domenica vincete voi 5 a 0?
“Questa è bella, non ci avevo pensato! (ride). Beh, magari! Noi scenderemo in campo per vincere, ma sicuramente non finirà con un risultato simile. Mi aspetto di vincere o perdere con poca differenza, perché in questo campionato è sempre così. Mi aspetto una partita dura, dove vincerà chi avrà giocato meglio e avrà corso un po’ di più. Ai ragazzi di certo non mancheranno gli stimoli: il confronto con il Castenaso è stato un derby, ma era una partita di Coppa, la Spal, invece, è la storia del calcio. Per noi è un privilegio giocare con una società che ha dato tanto al calcio italiano, anche se disputa un campionato che non le compete”.

Per lei personalmente cosa rappresenta?
“Da ragazzino mi portavano a vedere la Spal che giocava contro il Bologna. Era il Bologna che vinceva i campionati, la Spal, invece, era quella di Massei. Non era ancora stata inventata la ruota, perché io sono vecchio! La Spal era una società di riferimento non solo per la serie A, ma anche per il settore giovanile. Ho sempre avuto stima della Spal, e da chi stimo ho sempre cercato di prendere qualcosa per migliorare”.

Cosa serve per vincere in serie D?
“Occorre una buona società, buoni calciatori, un buon allenatore, una serie di coincidenze che esaltano le caratteristiche dei giocatori e una certa dose di fortuna. L’anno scorso le squadre che partivano favorite non hanno reso secondo le aspettative”.

Pistoiese e Ravenna, giusto per non fare dei nomi…
“Ecco, i nomi li ha fatti lei. Per me la più forte era l’Este, che però è arrivata addirittura terza. Il campo dà dei risultati a seconda della condizione che si ha quando s’incontrano le squadre, degli infortuni: poi è fondamentale avere dei giovani bravi, che sono parte determinante della squadra, non un contorno, tutto ruota intorno a loro”.

Qual è il vostro obbiettivo per questa stagione?
“Noi diciamo sempre che è fare meglio dell’anno prima. La squadra che abbiamo allestito è discreta anche quest’anno”.

L’anno scorso siete arrivati secondi: fare meglio significa vincere il campionato ed essere promossi.
“Non è necessariamente così. Si può arrivare secondi o sesti che è la stessa cosa, tanto va su solo la prima. Vincere è difficile, ci riesce una sola, ma l’importante è fare bene”.

Può toccare tutti i metalli umani a sua disposizione per quello che le sto per chiedere: se alla fine del campionato non arrivaste secondi, e nemmeno terzi o ancora più giù, cosa succederebbe?
“L’anno dopo parteciperemmo al campionato di nostra competenza senza problemi”.

Dovreste riorganizzare tutta la società, passando dal dilettantismo e dal volontariato puro a una struttura professionistica. Sareste pronti a farlo?
“Certamente, ma diciamo che ci fasceremmo la testa, felici tra l’altro, ma solo dopo essercela rotta”.

Qual è la vostra media spettatori e incassi?
“Vengono abbastanza persone a vederci, considerando il bacino e la categoria: diciamo cinquecento, seicento spettatori in media. L’incasso si aggira sui quattromila euro, considerando che il biglietto intero costa dodici euro, poi ci sono i ridotti e gli accrediti”.

Le entrate maggiori vengono dagli sponsors locali di cui mi parlava.
“Lo sponsor principale è Pizzoli (prodotti alimentari freschi e surgelati n.d.r.), senza il quale non ce la faremmo. Poi il giornalino che distribuiamo allo stadio, con tutti gli altri sponsors, sembra un elenco telefonico, perché abbiamo coinvolto quasi tutte le ditte locali.”

Chi gliel’ha fatto fare di diventare presidente del Mezzolara?
“Anche questa è una bellissima domanda! (ride). In realtà, tutto è partito da una storia triste. Alla prematura scomparsa del nostro storico presidente Zucchini (alla guida del sodalizio dal 1987 al 2002 n.d.r.), cui è anche intitolato lo stadio, ci siamo riuniti chiedendoci come proseguire e gli altri hanno deciso che dovessi essere io a ricoprire la carica. Ho accettato con piacere, perché per me è una passione: qui non c’è niente da guadagnare”.

Alla fine dell’anno il bilancio è in attivo, in perdita o in pareggio?
“E’ sempre in pareggio, per una precisa scelta”.

Chi vede favorite per la promozione quest’anno?
“Sicuramente le piazze più importanti: Pistoiese, Massese e Spal. Mi parlano bene anche dell’Atletico Pro Piacenza e, attenzione alla Virtus Castelfranco! Sono sempre bravi, partono piano ma allestiscono squadre difficili da battere alla lunga”.

Vede davvero anche la Spal tra le favorite?
“E’ vero che è partita un po’ in ritardo per le note vicissitudini, ma è importante che si cali prima possibile nella mentalità del campionato che va ad affrontare, dimenticando da dove viene. Una piazza così ha tutto per vincere il campionato in un girone solo”.

Tra i vostri giocatori c’è anche Semprini, altro ex spallino. Come sta andando?
“Benéssum! Semprini è un grande giocatore. Ha qualità, corsa, tecnica, ed è importante anche per lo spogliatoio. E’ stato uno dei protagonisti della cavalcata dell’anno scorso e noi gli dobbiamo tanto”.

Crede che tutte le squadre avranno una molla in più quando giocheranno contro la Spal?
“Sì, senz’altro. La Spal non è una squadretta come il Mezzolara, tanto per essere chiari, anche se il Mezzolara è la mia squadra, sta facendo miracoli e non la cambierei con nessun’altra. Con tutto il rispetto, però, un conto è giocare con la Spal, un altro è giocare col Mezzolara. Gli allenatori non avranno problemi a dare gli stimoli, e i giocatori li avranno già da sé”.

Cosa succederà se il Mezzolara batterà la Spal?
“Andremo come sempre dalla signora Afra al Bar del Reno, a venti metri dal campo, a bere insieme una birra e del buon vino”.

Come può descrivere questo campionato che la Spal si accinge ad affrontare per la prima volta nella sua storia?
“E’ molto difficile e lungo, tutte le partite sono dure. Se non dai il massimo o non sei in forma, ne prendi tre sia dalla prima che dall’ultima in classifica. Faccio un esempio. Noi siamo una squadra di terza fascia come budget: l’anno scorso siamo andati a giocare a casa di una formazione molto più importante di noi. Loro venivano da una lunga serie di vittorie e i tifosi ci prendevano un po’ in giro, chiedendoci chi mai fossimo, ma alla fine del primo tempo avevamo già stravinto la partita e in tribuna si è scatenato un parapiglia tra i loro sostenitori. Al ritorno è andata in tutt’altro modo, perché loro sono scesi in campo con la giusta determinazione e noi abbiamo dovuto “pelare la matta” per riuscire a pareggiare. In questo campionato bisogna giocare con umiltà, altrimenti, se non è il Mezzolara, è un’altra squadra che ti affossa. E’ importante rimanere tranquilli se le cose non vanno bene, e prendere i giusti accorgimenti per risolvere i problemi. Bisogna valutare subito i giovani, e creare il giusto mix amalgamando giovani e vecchi: è la cosa più importante”.

Della Spal teme qualcuno in particolare?
“Non le toglierei nessuno, perché voglio giocarmela al completo e vincerla a pieno titolo. L’ho vista contro il Castenaso: si vedeva che era indietro con la preparazione, ma anche la potenzialità per fare bene quando avrà l’organico al completo ed entrerà in condizione. Con poco la metterei fra le candidate alla promozione. Ho visto un centrocampo esperto, con giocatori di categoria superiore, anche se poco dinamico, e due esterni molto bravi ad arrivare a tu per tu col portiere diverse volte. Ho visto con piacere anche Fiorini e Albini, che l’anno scorso sono stati molto bravi da noi, e sicuramente faranno ancora meglio”.

Allora le auguro in bocca al lupo per il campionato, da lunedì ovviamente!
“Chissà perché me lo aspettavo, lei è davvero molto gentile (ride)! Grazie, naturalmente l’augurio è reciproco!”.

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