Coco, un predestinato con un sogno nel cassetto: tornare in Nazionale

C’era una volta, nella piccola cittadina di Foz do Iguaco in Brasile, un bambino che veniva portato dal suo papà a vedere tutte le partite di pallone possibili e che sognava di diventare da grande un campione come quelli che tanto ammirava. Oggi quel bambino è cresciuto, è riuscito a realizzare il suo sogno e quello di suo padre, è diventato un fenomeno del Calcio a 5 e, precisamente, veste la maglia del Kaos Futsal.

A Coco Wellington William, conosciuto da tutti come Coco, brillano gli occhi mentre ripercorre i ricordi della sua infanzia: “Devo tutto ai miei genitori per essere arrivato fin qua. Quando ero piccolo mio padre mi portava ovunque ci fosse un pallone e mia madre mi ha sempre incoraggiato a intraprendere questa carriera. Sono stati la mia forza fin dall’inizio e senza il loro sostegno non sarei mai riuscito a raggiungere traguardi tanto importanti”.

Campione dentro e fuori dal campo, Coco è famoso per possedere doti tecniche e agonistiche superiori alla norma e si contraddistingue per un’educazione ed una genuinità davvero infinite; è un ragazzo che ti disarma con la sua umiltà, dote più unica che rara in un ambiente dove a volte per montarsi la testa ci vuole ben poco.

Mister Capurso era già da tempo a conoscenza dei valori del laterale ex Terni e Marca, per questo ha tanto insistito per portarselo con sé a Ferrara quest’estate, dopo il suo viaggio nel paese carioca: “Sono arrivato in Italia la prima volta nel 2005. I primi tre anni ho giocato nel Terni, con cui ho vinto tre Coppe Italia Under 21 e due campionati Under 18. Poi sono passato alla Marca, con cui ho vinto la Coppa Italia e lo scudetto. Sono tornato in Brasile nel dicembre del 2011 per vestire la maglia della squadra del mio paese, il Foz Futsal. L’anno dopo, a giugno, mister Capurso mi ha raggiunto nella mia città, proponendomi di entrare a far parte del suo Kaos, ma io non ho accettato. L’estate successiva è ritornato alla carica ed è riuscito a convincermi a tornare in Italia. Ora sono contentissimo di essere qui: il Kaos, oltre ad essere una squadra prestigiosa e competitiva, vanta una società seria e affidabile, la migliore che ho conosciuto fino ad ora. Ringrazio tutti per aver creduto in me”.

E adesso Coco vuole ripagare la fiducia dimostratagli da mister e dirigenza con i risultati sul campo: “Farò del mio meglio per portare questo gruppo il più in alto possibile. Il mio obiettivo è vincere qualcosa con il Kaos, arrivando fino in fondo a ogni competizione e magari tornare in Nazionale. Quest’anno sarà durissima, è un campionato molto difficile, ma siamo sicuri delle nostre potenzialità e tra compagni ci fidiamo ciecamente l’uno dell’altro”.

Un pareggio e una sconfitta, un solo punto in cassaforte, l’inizio della stagione non è stato dei migliori, ma il venticinquenne mancino della truppa di Capurso crede molto in questa squadra: “Possiamo fare grandi cose. Sabato abbiamo perso per colpa di episodi, abbiamo commesso errori imperdonabili per una categoria come la nostra. Sono quei dettagli che distinguono un campione da un giocatore normale. E noi non siamo giocatori normali. Sicuramente il loro terzo gol dopo appena venti secondi dal nostro pareggio è stato un duro colpo e psicologicamente non siamo riusciti a reagire. Ci siamo bloccati e abbiamo smesso di giocare. Ora facciamo tesoro di questo e andiamo avanti per la nostra strada, sicuri delle nostra forza. Sabato ci aspetta una partita difficile contro la Lazio, ma faremo il possibile per tornare a casa con la prima vittoria”.

Di positivo per quanto riguarda il match contro la Luparense, c’è stata la risposta positiva del pubblico ferrarese all’esordio dei neri al PalaMit2B: “Vedere tutta quella gente sugli spalti mi ha emozionato. Purtroppo qui il Calcio a 5 non è ancora tanto seguito come in Brasile e starà a noi conquistare il cuore dei ferraresi vincendo e convincendo”.

Coco ha fatto di questa disciplina il suo lavoro, ma per lui rimane principalmente una passione: “Fino a 11 anni ho praticato sia calcio a 11 che calcio a 5. Dopo aver fatto le mie esperienze, ho scelto di dedicarmi esclusivamente al secondo perché richiede caratteristiche tecniche che mi rispecchiano di più come giocatore. Sicuramente molti preferiscono intraprendere l’altra strada perché è più “attraente”: tanti soldi, tutte le ragazze che vuoi, la fama, i fan. Qua invece ci siamo solo noi atleti e la nostra passione. Questo ci aiuta sicuramente a tenere i piedi per terra e a concentrarci sul nostro lavoro e non su tutto quello che ci circonda”.

E cosa avrebbe fatto Coco se si fosse accorto che neppure il calcio da sala faceva per lui? “Probabilmente mi sarei dedicato totalmente alla musica, il mio secondo grande amore. Suono la chitarra e in Brasile avevo un gruppo. Se non fossi diventato un calciatore adesso sarei in giro a fare concerti”.

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