FOSSE CHE FOSSE LA VOLTA BUONA TORNANO LA SPAL E LA SCARAMANZIA

Avvertenza numero uno. Se sento nominare la parola playoff uccido. Richiesta numero uno: voglio Renato Schena sempre in panchina da qui alla fine del campionato. Considerazione numero uno: non è da catalogare alla voce trasferte l’importante vittoria portata a casa dalla Valle del Giovenco. Confessione numero uno: avevo deciso, all’inizio di questa stagione calcistica, di mandare a quel paese la scaramanzia e così ho fatto. Proprio ieri, però, ho deciso di ripristinare le vecchie abitudini, ho indossato di nuovo la felpa Curva Ovest Ferrara e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Potrei anche smetterla qui, oggi, questa rubrica, se non fosse che mi scappa di scriverne tante adesso che, finalmente, siamo qui a commentare una bella soddisfazione. Dopo aver cantato per quasi tutta domenica sera, e forse anche nel sonno che mi ha portato al lunedì, il coro curvaiolo dedicato a Eros Schiavon una cosa, categorica, vorrei metterla nero su bianco qui in cima. Si tratta di una personale convinzione antica ora, però, mi auguro condivisa anche dai meno convinti. Mi riferisco al tecnico Dolcetti. A prescindere da qualsiasi legittima critica, qualcuna, ma solo qualcuna, condivisibile, credo che un dato sia inconfutabile. E mi riferisco al rapporto dello stesso Dolcetti con la squadra. Vista la posizione della Spal prima di Avezzano, considerando le voci che volevano un esonero dell’allenatore in caso di prova deludente, i giocatori avrebbero potuto giocare un po’ alla carlona e scaricare ogni responsabilità proprio sulla loro guida. Invece no. Con il Pescina sono entrati in campo per vincere e hanno strappato il primo punteggio senza discussioni della stagione a dimostrare che lo spogliatoio, secondo me fondamentale, sta da una parte sola e rema in una direzione sola. Quella capitanata da Dolcetti.
Scritto questo abbassiamo subito la testa e manteniamo il morale alto perché il campionato spallino può cominciare ora e può cominciare con un tre a zero pesante ma inutile se non arricchito da altri risultati. A cominciare dalle prossime due domeniche che offrono una grande possibilità. Quella che, per la verità, la classifica non ha mai impedito visto che il campionato è equilibratissimo e squadre nettamente  superiori alla Spal, almeno io, non ne ho viste. Domenica, si diceva e scriveva, arriva la sorpresa del torneo, quel Portogruaro che bastano la parola e i ricordi oltre al fatto che è allenato da un signor allenatore come Calori, guarda caso l’unica vera alternativa, due estate fa, quando Butelli e i suoi scelsero Dolcetti.
Non sarò io, vista la premessa iniziale, a ricominciare a pensare ai playoff. Per carità. Penso, invece, a tutto il piacere che avranno provato quei cinquanta soliti, incredibili, magnifici tifosi che alla faccia di un divieto allucinante e cretino sono arrivati fino ad Avezzano e alla fine hanno raccolto la meritata maglia biancazzurra. Penso a loro, sì, e penso anche all’importanza che questa gara non può ma deve avere per l’immediato futuro. Deve, cioè, essere la partita della svolta, deve servire a cambiare non tanto, e non solo, le prestazioni casalinghe quanto l’atteggiamento, la fiducia, l’ottimismo che una squadra che concederà sempre poco allo spettacolo – questo è meglio che si sappia perché è nel dna di una formazione fisica alla faccia degli esteti – ma ha, meglio: può avere, nella concretezza la sua grossa forza. Vorrei essere più breve del solito per tanti motivi. Il principale è che, anche se si tratta soltanto di una vittoria, voglio godermela persino da solo e a lungo, gli altri riguardano la necessità, il dovere di dare un senso, una continuità a questi punti che servono come l’ossigeno più per la testa che per le gambe. Aspettiamo, dunque, anche se chi aveva fiducia prima ora ne ha anche di più. Ma, ripeto, prudenza. Testa bassa, umiltà, lavorare, lavorare e lavorare ancora. Dolcetti e i suoi potranno farlo nel migliore nei modi in questi giorni che precedono il Portogruaro. Bisognerà vincere, lo sappiamo tutti, ma bisognerà più che altro fare la partita e sostenere la squadra almeno all’inizio, almeno fino a quando – e secondo me da questo punto di vista nessuno si può lamentare – ci sarà l’impegno. Ecco, finora sono mancati i punti. Domenica ad Avezzano sono arrivati. Ne mancano tanti altri ma tempo ce n’è, voglia pure, ottimismo anche di più. E non c’entra questo successo nel bel mezzo di Halloween che mi strappa il facile commento: “Niente scherzetti, solo Dolcetti”. Solo una cosa su Renato Schena. Incollatelo in panchina. Mi raccomando.

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