IL RITORNO SULLA TERRA FERMA E UN VIAGGIO VERSO L’INCREDIBILE

Succede che l’influenza arrivi giusto giusto per dimezzare le rimandate ferie. Succede che tocchi abbandonare l’isola di domenica e alle 13.30, unico orario disponibile per acchiappare al volo l’aliscafo. Succede che mentre parti, costipato e incazzato, ripensi all’ultima volta che avevi trascorso il giorno di festa a Ventotene. Il giorno di Portogruaro-Spal. Così ti metti le mani in tasca e stringi forte, poi fai due conti rapidi e capisci che l’arrivo a Roma sarà proprio alle 16.45, l’ora esatta della fine di Reggiana-Spal. Non hai la radio, non hai internet, non hai la webcronaca degli Spallinati, praticamente non hai, per lunghi tratti, nemmeno il telefono perché in mezzo al mare il cellulare non prende. Hai solo la febbre, l’ansia di non avere notizie dal Giglio, e cinque minuti a disposizione per supplicare gli amici presenti a Reggio di mandarti qualche sms.
Ho pensato, a metà cammino, che la forza della Nuova Spal può tutto. Perché le telefonate dei soliti amici spallinati tipo Airbus arrivavano eccome. E gli sms di StefanoSpal77, Sirpongo, Us91, Ditto e Reclame pure. Così viaggio con il sorriso, magari allucinato, per colpa della febbre, ma autentico, totale, a settantasette-virgola-nove-periodico denti. Arrivano soltanto notizie fantastiche. L’urlo di Airbus al primo gol (“Bracaaaaaaaaaaaaletti”) lo sentono anche i marinai della Caremar che mi guardano sbalorditi. Li guardo, faccio macinare i pugni chiusi in una lunga, silenziosa ma assai gestuale esultanza e dico ossessivamente: la Spal, ha segnato la Spal, è il derby, stiamo vincendo a Reggio, mamma mia, spettacolo spettacolo spettacolo. Poi, via via, altri messaggi fino al raddoppio e qui l’esultanza è meno silenziosa e stavolta sono i tassisti della stazione Termini a guardarmi con un misto di pietà e preoccupazione. Arrivo a casa e resto venti minuti buoni con gli occhi incollati alla pagina 214 del televideo. La fidanzata, ormai rassegnata alla malattia, quella spallina non quella di stagione, prova a sottrarmi il telecomando convinta che l’influenza mi abbia assopito. Non scherzare, tesoruccio, fammi sognare un altro po’.
Il resto succede il giorno dopo. Quando le bollicine delle aspirine le consumo come fossero spritz, quando ho finito di farmi raccontare del trionfo di Reggio da una ventina di persone minimo minimo, quando il Comandante Pozzi mi conferma tutto quello che ho già letto sul forum e persino l’umile Dolcetti ammette che si è giocata una grande partita. E allora mi bastano poche righe per ribadire concetti già espressi quest’anno. La Spal ha una signora società. Punto. La Spal ha una squadra tosta, bella, forte che gioca, sempre e comunque, e non subisce mai. Punto. Dolcetti non sbaglia una mossa da quando giocava con in serie A. L’ultima volta è stato un passaggio sulla trequarti ma sono passati più di vent’anni. Punto. Pozzi non ha toppato un acquisto. Punto. Lo stile di Bena è talmente irreprensibile da meritare, nel dopo partita, i complimenti sinceri dei colleghi dirigenti reggiani. Punto. Le sensazioni di Schena sono infallibili (sms prima della partita: “percepisco la giusta tensione nel volto dei ragazzi”). Punto. La scaramanzia di Butelli è da abbraccio sovietico. Punto. Il gruppo c’è e lotta insieme a noi destinazione il divertimento. Punto. Adesso bisogna soltanto continuare così e chi si esalta è un truffaldino. Date retta al vecchio Paul, vate Spallinato senza paragoni. Niente sogni mostruosamente proibiti. Questa deve essere la forza di una Spal bella come il sole che a noi (già) ci fa impazzir. Stop.

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