Adesso si può anche scrivere. Da due anni, con Bubu Mantovani tifavamo forte per l’arrivo a Ferrara di Fabio Bazzani. Telefonate, sms, consigli, vere e proprie dichiarazioni d’amore, saluti da amici comuni (Cosmi), insomma un vero e proprio corteggiamento e una testa così al Comandante Pozzi e a Steven Well Bena per portare in biancazzurro il Grande Bazza. E’ andata bene. A noi, al giocatore e soprattutto alla Spal. Bazzani, per la cronaca e per mandare a quel paese le solite, assurde voci dell’estate scorsa, a venuto a Ferrara per un pugno di brustoline o poco più. Si è messo in discussione, Fabio, e ha scelto di giocare per il puro gusto di farlo. Per divertirsi. Per restare vicino a casa. In quel del ritiro tutti quelli che sono saliti in Cadore a sostenere la Spal hanno visto da vicino con quale voglia, piglio, forza abbia messo in campo Bazzani. Persino io, tifoso di parte come lo sono per Zamboni, non avrei mai creduto di vedere un professionista del genere nonostante tutti, dallo stesso Cosmi in giù, ribadissero il contrario.
Oggi che è giunta l’ora di celebrare questa squadra e questo gruppo ho deciso di partire da qui, da Bazzani, perché il suo non mollare mai credo si adatti alla perfezione a questo nuovo anno spallino. L’elogio del Bazza, infatti, va esteso alla società, allo staff tecnico e ai giocatori dell’Ars et Labor che in un mare di merda hanno continuato a remare convinti, giustamente, delle proprie forze. E’ stata dura, complicata, difficile, è stata una regata in solitaria ma è stata, appunto, e questa è l’unica cosa importante in attesa che a fine stagione ogni protagonista si levi i sassolini suoi. Due vittorie consecutive non capitavano da una vita senza contare che i numeri delle partite giocate in casa sbattevano decisamente in faccia alla possibilità di battere anche la Cavese, a mio avviso, scritto per inciso, una delle formazioni più quadrate dell’intero girone. E invece no. Oppure invece sì. Nel senso che dopo quella passata, anche questa domenica è andata alla grande e ha messo in campo una della Spal migliori degli ultimi due anni. E qui, oltre a sottolineare la ritrovata condizione, la verve, i singoli come Valtulina o Bedin per limitare il discorso agli ultimi acquisti considerati brocchi o quasi fino a poche settimane fa, l’allenatore Notaristefano si merita il secondo elogio della settimana. Ha fatto davvero bene, il tecnico. Non si è scomposto nemmeno quando i numeri lo condannavano, non ha mai cercato scuse e ha sempre creduto in questa squadra nonostante gli convenisse affermare il contrario. Come se non bastasse ha compiuto scelte coraggiose e impopolari che vanno dai giocatori esclusi alla scelta del modulo, dalla difesa dei giocatori contestati all’utilizzo dei singoli più in difficoltà. A parte il giudizio prettamente professionale sul quale posso dire la mia ma senza averne i titoli, vorrei dare all’Egidio tutt’altro che sciagurato un grosso merito in questo ritorno spallino. Lo merita la sua intelligenza, la sua voglia, il suo ottimismo.
Detto e scritto tutto questo, adesso bisogna restare incollati alla singola partita. Niente tabelle – anche qui ha ragione il mister – e continuare a volare bassi per portarsi prima possibile lontano dal fantasma della zona play out. Il tempo, le capacità, l’impegno, la spinta dell’ambiente, sarà tutto questo a dire se il sogno impossibile può essere alimentato. Sarei bugiardo a dire che non ci credo visto che ci credevo persino quando era da pazzi farlo ma adesso è inutile pensarci. Godiamoci questa vittoria, la numero due, e la prestazione di una squadra che non ha mollato mai e, anche nelle difficoltà, ha dimostrato di avere un’anima. L’anima spallina. Quella che non muore mai e, anzi, ora rinasce, libera e bella, fiera e convinta, bianca e azzurra.