CIAO DANIELA. TI REGALO LA FATTORIA PIU’ BELLA

Daniela non c’è più. Mi dice così, molto secca, con una voce segnata dalla sofferenza, Alessia al telefono. E’ giovedì mattina, una mattina che ricorderò a lungo. Non capisco, non voglio capire, è l’unica cosa che mi viene da rispondere è invece una domanda. Idiota. In che senso, chiedo. E il senso è il senso peggiore. Quello di una giovane vita che se ne va, improvvisamente, nel dolore, troppo presto. Dice: che c’entra questa tragedia con una rubrica sulla Spal? C’entra proprio perché queste mie righe non sono dedicate alla Spal ma alla passione. E oggi, almeno oggi, la passione è quella di Daniela. Una passione che c’è ancora perché anche i non credenti, scrivo ovviamente per me, sono convinti che le cose fatte, pensate, dette e lasciate restino anche quando l’involucro, quindi la persona, non esiste più.
Era molto tifosa della Spal, Daniela. Ci andava praticamente sempre. Faceva anche trasferte con il suo fidanzato Mirco e con un gruppo di tifosi della Vecchia Guardia ’74 che da una vita, per i colori biancazzurri, va ovunque almeno fino a quando non è entrata in scena l’imposizione bieca, inutile e idiota della tessera del tifoso. Partiva con i suoi amici, Daniela, in pullman, in macchina e passava delle belle giornate a ridere e scherzare a prescindere della partita. Rideva con Paola, con Pietro, con Fioro, con tutti quei ragazzi che, insieme con lei, dividevano la passione spallina ma anche l’aperitivo al Molo e la vita ferrarese di tutti i giorni. Proprio per il comune interesse spallino avevo conosciuto Daniela su facebook. Ci scrivevamo perché avevamo idee simili su tante cose. Poi ci siamo conosciuti di persona. Una sera. Al Molo, appunto, insieme con tutti i suoi amici. Avevamo scherzato a lungo, ci eravamo presi in giro parecchio per un gioco comune che si fa sul social network di cui sopra. Un gioco che si chiama farmville, una fattoria da curare, terreni da coltivare, animali da accudire. Eravamo vicini di fattoria con Daniela e ci regalavamo chessò, una balla di fieno o una pecora, una siepe o un albero di mele. Io, lei e Paola avevamo passato quella sera, la prima sera della nostra amicizia reale, irridendo la nostra frenesia quotidiana per quel passatempo. Oggi che Daniela, come dice Alessia, non c’è più, non riesco a togliermi dalla testa quei momenti di un inverno fa davanti a quel pub ferrarese. Era la prima volta che vedevo Daniela e a parte il fatto che era una bella ragazza mi colpì molto, e pure la mia fidanzata mi confessò dopo lo stesso pensiero, quel suo sguardo tenero, dolce, insieme allegro e un po’ malinconico, educato ma anche vispo perché intelligente. Quando uno si scherza addosso, si prende in giro, non può essere un fesso. E Daniela era tutto tranne che fessa.Non sapevo che Daniela si era ammalata, che soffriva, che la sua giovane vita era segnata. L’ho scoperto giovedì mattina quando era troppo tardi. Non so nemmeno perché rendo pubblico questo dolore personale che interessa, lo comprendo, poco o niente a parte gli amici di Daniela. O forse lo so. E’ soltanto un egoistico atto, un modo per sentirsi meno in colpa per aver perso i contatti con lei i questi ultimi mesi senza aver mai pensato perché, senza mai aver anche soltanto lontanamente immaginato che potevano esserci problemi. Questa è la vita, purtroppo. Ognuno pensa agli affari suoi e il lavoro, la routine, le cose in fondo minori, ma non in questa società, assorbono e divorano e prosciugano tutto. Oggi tutti gli interrogativi che ho riguardano il dolore che può aver provato Daniela. E mi dispiace tanto. Penso anche alla sofferenza di Mirco. Quella passata e quella futura. Sono cose che non si possono spiegare e nemmeno ci provo, io che sono a quattrocento e passa chilometri di distanza, e la mia fidanzata, per fortuna, c’è ancora. Vorrei, però, da qui mandare un grande abbraccio a tutte le persone che volevano bene a Daniela perché non si poteva non voler bene a Daniela. E chiedo scusa a te, Daniela, per non essermi posto delle domande, per non aver capito, per non aver saputo. Capisco tutto oggi, troppo tardi certo, andando a sbirciare la tua bacheca di facebook dove mi fa piangere una frase di quest’estate: “Stanotte guardate le stelle ed esprimete un desiderio… sognare è bello… non smettete mai di farlo… e chissà… se una cosa la desideriamo tantissimo, magari finisce per accadere… ? la vita può cambiare da un momento all’altro, sia nel bene che nel male…”. La ricopio e me la ricorderò fino a farmene un motto perché è bellissima e perché mi strappa un sorriso quel cuoricino messo lì, secondo me non a caso. Mi dicono che è stata una tua rispettabilissima e sicuramente faticosa scelta, Daniela, quella di non dire a nessuno che stavi male. Ci credo e aggiungo un altro po’ di stima per il coraggio e per l’altruismo. Ti mando un bacione insieme con una bella fattoria piena di alberi e di animali, di frutta e verdura e di tutti gli accessori più belli che il nostro gioco dispone. Con quella scritta “Spal” di fieno bianco e azzurro che ti piaceva tanto. Spero che tu, ora, possa divertirti lì, in mezzo a quei colori infiniti della nostra farmville che mi ricordano tanto il tuo dolce, riservato sorriso.

Ps.: prima di scrivere dell’ultima partita della Spal, grazie alla segnalazione del nostro statistico Andrea Tebaldi, devo pubbliche scuse ad Aldo Dolcetti. Una settimana fa, infatti, avevo dimenticato che anche lui è stato da solo in testa alla classifica. Era la quattordicesima giornata del primo anno dell’éra Butelli. Battendo il Novara proprio di Notaristefano, i biancazzurri conquistarono la vetta solitaria con tre punti di vantaggio sulla Pro Patria.
Ritornando al presente assolvo il compito di questa rubrica molto velocemente. La Spal, a Lumezzane (che senza penalizzazione sarebbe primo) ha perso la sua prima partita. L’ha persa immeritatamente di fatto dominando o quasi l’avversario ma non è riuscita a buttarla dentro e ha preso un gol nell’unico pericolo. Nulla di preoccupante, allora, ma la sconfitta nella terra di Pozzi e Schena deve insegnare qualcosa. Per esempio che l’anti calcio, purtroppo, in terza serie paga e bisogna abituarsi a scardinare queste squadre così brutte e scorbutiche che pensano soltanto a difendersi e quando gli va male la gara finisce zero a zero. Da spallino mi tengo ben stretta la mia  squadra che vuole sempre e ovunque giocare al calcio ma che deve essere meno leziosa e più cattiva davanti ad avversari del genere. Nessun dramma, quindi. Il primato è rimasto tale e gli altri risultati ribadiscono una volta di più che sarà un torneo molto equilibrato nel quale la continuità farà la differenza. La Spal, questa Spal, e anche quella di Lumezzane, ha le possibilità e la qualità per fare un signor campionato. Non era il caso di esaltarsi prima, tanto meno è opportuno deprimersi adesso. Domenica prossima arriva la seconda in classifica. Che non è il Verona e nemmeno la Cremonese. E’, invece, la Paganese. Altra dimostrazione che in Lega Pro l’umiltà paga. Ecco lo spirito giusto. Avanti così. Giocando a pallone senza guardare la classifica. Bisogna vincere. Anche per Daniela.     

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