SPAL, LA SCUOLA DEGLI ALLENATORI VINCENTI… QUANDO LA STORIA BIANCAZZURRA INTERESSA ANCHE LA FIFA!

di Giorgio Farina * Consulente FIFA storia e statistica

Subito. La prossima stagione. Comunque molto presto. E’ scritto: Delneri o Reja sono destinati a vincere e al momento non è un caso che stiano lassu’, ai vertici del campionato lontano due categorie dalla Bassa. Lo riportano gli almanacchi e un eventuale caso, quando diventa ossessivamente ripetitivo, diventa certezza. Tralasciando le piu’ o meno retoriche considerazioni sull’orgoglio e la magia della maglia, il senso di appartenenza e via cosi’, giocare nella Spal ha lasciato un segno. Per alcuni un’esperienza indimenticabile, per altri forse un po’ meno, per certi un sogno anche stare una sola gara di Coppa Italia in panchina. A molti ha evidentemente lasciato in eredità le stimmate del leader, del creativo, ma soprattutto del vincente. Non puo’ essere un caso se nell’elenco che segue, magari brutto da leggere in un testo fuori da una tabella, ci sia un unico comune denominatore: l’aver giocato a Ferrara. In rigoroso ordine alfabetico: Bagnoli, Bianchi, Bigon, Bizzotto, Capello, Delneri, Fabbri, Pezzotti, Picchi, Reja. In totale fanno dieci scudetti, tre campionati stranieri, svariate coppe, consigli preziosi, spettacolo, magie e anche rammarico per quel che poteva essere. Il tutto in venticinque anni, tra il 1952 e il 1977. Un quarto di secolo dove la Spal è stata, o piace immaginare sia stata, la fonte della sapienza di questa decina di allenatori. Curioso come molti siano stati compagni (Bagnoli-Capello-Reja, Delneri-Bigon-Pezzotti) mentre altri si sono sfiorati in una suggestiva staffetta. Capello domina la scena dall’alto dei suoi cinque scudetti più i due che tutti sanno che fine abbiano fatto anche se è quasi certo che le sue ultime Juventus, senza aiuti vari, avrebbero vinto forse con meno margine ma primeggiato comunque (leggere rose 2004/05 e 2005/06 e ricordare forma dei giocatori). E poi i due titoli in Spagna con il Real e le coppe varie. Un carisma bastardo che calamita campioni, vittorie e anche insulti. Ma ha sempre avuto ragione lui. Tra le api che hanno succhiato più sapienza da Ferrara, Capello è la Regina.
La fortuna per Bigon (un campionato svizzero anche all’attivo) e Bianchi può essere stata quella di aver vinto grazie a Maradona, cosa che non è riuscita sempre e a tutti. Gestire l’estro ma soprattutto la sregolatezza. Per imparare a diventare domatori però bisogna apprendere l’arte… e circense chiama rima con estense. Poi ci sono gli inventori dei miracoli. C’è chi l’ha costruito e sfiorato il successo clamoroso come Gibì Fabbri con il Vicenza (ma anche arrivare quinto con l’Ascoli non è uno scherzo) e chi invece ci è riuscito come Bagnoli a Verona. Uno scudetto che ancora oggi, un quarto di secolo dopo, viene considerato come l’ultimo impossibile. Una magia.
C’è chi invece non c’è riuscito per colpa del destino. Picchi a Ferrara ha giocato un campionato stupendo contribuendo a portare la Spal dove non è mai piu’ tornata prima di andare a vincere tutto nell’Inter. Da allenatore aveva iniziato a plasmare la grande Juventus degli anni ’70 quella con Capello (toh!), Causio, Haller, Bettega, Furino e Anastasi. Malato, ha lasciato la panchina a febbraio e la terra, ahinoi, solo tre mesi dopo.
Da non dimenticare chi ha sempre lavorato dietro le quinte: Romolo Bizzotto e Narciso Pezzotti. Consiglieri di cicli vincenti come quello della Juventus di Vicplaek-Parola-Trapattoni il primo e di Lippi il secondo, del quale è stato fedele consulente anche nel trionfo mondiale di Germania. Transitati entrambi a Ferrara in epoche diverse (primi ’50 Bizzotto, a cavallo ’60-’70 Pezzotti) sono stati secondi preziosi, ma di certo secondi a nessuno anche se quasi sempre nascosti. Come avvolti dalla nebbia della quale, evidentemente, hanno imparato a conoscere ogni angolo.
Ora Delneri e Reja. Prima o poi. C’è da scommetterci, garantisce la storia. Quella della Spal. Magari aspettando Notaristefano…
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Giorgio Farina, ex giornalista di Raisport, ha abbandonato la carriera in Rai proprio per seguire la sua passione principale. Che definirla rivolta a dati e statistiche è riduttivo. La passione dell’amico e collega Giorgio, infatti, ha un nome preciso. Il calcio nei suoi aspetti, quei pochi, ancora vivi, vegeti e memorabili. Da qui nasce quessto suo scritto documentato come sa fare lui e pieno di curiosità come è nel suo stile. noi de LoSpallino.com lo ringraziamo davvero, e di cuore, per averci onorato, della sua firma e di questa bella storia. et

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