I RIMPIANTI, I COMPLIMENTI E LE SPERANZE DI TURONE: A VERCELLI HO VISTO UNA GRANDE SPAL. TORNARE A FERRARA DA ALLENATORE? MAGARI!

Hai un curriculum di tutto rispetto, eri considerato un regista della difesa, un libero vecchio stampo…
“Anche se le cose non sono sempre andate come volevo posso ritenermi soddisfatto della mia carriera calcistica. A 23 anni un brutto incidente stradale mi ha immobilizzato per 8 mesi, un periodo lungo e faticoso capitato proprio nel periodo di lancio della mia carriera. Inutile dirti che questo fatto mi ha penalizzato non poco, però con tanta pazienza e forza d’animo sono riuscito a tornare sui campi da gioco e a togliermi le mie soddisfazioni”.

Come mai sei arrivato proprio alla Spal?
“Ero al Gallipoli, avevamo vinto il campionato. Il Direttore Sportivo della Spal, Mangoni, mi ha subito contattato chiedendomi di venire a Ferrara. Nonostante avessi altre proposte interessanti ho accettato senza pensarci più di tanto perché la Spal è una delle squadre dove ho sempre voluto giocare.  E infatti non mi sono sbagliato, è stato davvero un bel periodo…”.

Qualcosa di bello e qualcosa di meno bello che ti è accaduto in quegli anni…
“Vediamo un po’… Il mio primo campionato nella Spal è stato decisamente positivo, ho segnato cinque gol, abbiamo giocato bene nonostante l’uscita di scena immeritata ai play off. Mi ricordo che c’era molto entusiasmo tra i tifosi e una gran bella atmosfera in giro. Il secondo anno invece è stato meno divertente, qualcosa è andato storto e dopo pochi mesi sono andato via. Peccato perché io a Ferrara ci sarei rimasto a vita!”.

Hai ancora qualche legame a Ferrara?
“Sento spesso David Sesa e Firmino Elia. Con Elia ci siamo anche incontrati di recente. Ovviamente gli impegni di entrambi non sempre coincidono ma appena possiamo ci vediamo”.

Se ti chiedessero di allenare la Spal?
“Se ti dico al volo… rendo l’idea?”.

Stai seguendo le vicende societarie della Spal quest’anno?
“Sì, certo e mi dispiace tantissimo. Mi rattrista leggere i giornali e vedere la loro attuale posizione in classifica. Spero non succeda quello che è già successo anni fa e mi auguro di cuore che qualcuno intervenga al più presto per portare una boccata di ossigeno. La Spal merita di giocare il grande calcio”.

Qualche settimana fa la Pro Vercelli ha giocato proprio contro la Spal: come ti è sembrata la squadra?
“Ha fatto una buona partita mentre noi, anche se abbiamo vinto, eravamo più sotto tono. Ci sarebbe stato bene un bel pareggio. Pensa che, proprio per l’ottima impressione che mi ha fatto la Spal quel giorno davo per scontato che la domenica dopo avrebbe stravinto. Quando ho visto i risultati sono rimasto davvero sorpreso…”.

Che effetto ti ha fatto giocarci contro?
“Di questa Spal non conosco nessuno tranne Paolino Rossi. In ogni caso è stato emozionante ritrovarla in campo perché, è vero che nel calcio le strade spesso si dividono, ma è altrettanto vero che a Ferrara ho tantissimi ricordi e che la Spal è sempre nel cuore”.

Sei figlio del grande Ramon Turone, famoso difensore di Roma e Milan. Hai respirato il calcio fin da piccolo.
“Pensa che quando ero piccolo giocavo a basket e il calcio non mi interessava proprio. Poi crescendo mi sono appassionato e ho iniziato a giocare seriamente. Mio padre non ha mai insistito affinché io seguissi le sue orme, anzi è sempre rimasto in disparte. Oltre a non darmi consigli non mi ha mai fatto un complimento ed è venuto pochissime volte a vedermi giocare. Diceva che soffriva, che era ansioso e che preferiva sentirmi dopo, a fine partita, per commentare il risultato”.

Ti è pesato essere figlio d’arte?
“All’inizio un po’ sì. Quando ho fatto le giovanili nel Genoa, squadra dove mio padre ha giocato, sentirmi paragonare a lui era all’ordine del giorno. Era fastidioso perché mi sembrava di non essere apprezzato per le mie capacità. Poi con gli anni ho imparato a conviverci e a crearmi una mia identità”.

La momentanea assenza di mister Braghin ti ha permesso di essere al timone della Pro Vercelli. Un’esperienza nuova…
“Un’esperienza molto bella. Io sono ancora molto giocatore dentro, ragiono come un calciatore più che come un tecnico, mi piace essere complice dei ragazzi e loro lo apprezzano. Però, anche se non sono l’allenatore ufficiale, sono comunque rispettato e ascoltato da tutti”.

Si dice che il ruolo di vice sia abbastanza delicato perché bisogna fare un buon lavoro senza scavalcare l’allenatore ufficiale. E’ vero?
“È vero. In una squadra ci sono equilibri delicati, il vice allenatore deve fare il suo lavoro senza screditare l’allenatore ufficiale. Io sono stato fortunato perché con Braghin ho avuto da subito grande feeling, lavoriamo in perfetto accordo, posso esprimere opinioni e consigliare i giocatori senza per questo togliere spazio a lui”.

Che campionato sta giocando la tua squadra?
“Siamo molto soddisfatti, stiamo giocando bene nonostante i numerosi infortuni che ci sono. La rosa è seria, volenterosa e anche se molti di loro non hanno mai giocato in questa categoria c’è tanta voglia di fare, di impegnarsi e di vincere”.

Un saluto ai tifosi spallini che ci leggono.
“Volentieri. Un saluto affettuoso a tutti i tifosi della Spal. Ci vediamo presto nella partita di ritorno che si giocherà a Ferrara e chissà… magari un giorno torneremo a lavorare insieme!”.

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