Mattia Marchi, romagnolo doc, di professione bomber di razza. Ventitré anni compiuti a febbraio. Inizi a Rimini, esordio in serie cadetta con la maglia della tua città poi, dopo il fallimento dei biancorossi, il diesse dell’Alto Adige Luca Piazzi porta a casa il grande colpo dell’estate 2009 ingaggiandoti a parametro zero, soffiandoti a squadre ben più blasonate come Reggiana e Cremonese. Alla porta delle Dolomiti resti due stagioni e fai bene al punto che il Chievo non disdegna di comprare metà del tuo cartellino salvo poi lasciarti con l’amaro in bocca nove mesi più tardi nella sin qui, forse, vera delusione della tua carriera. Ma dietro l’angolo ecco il Novara che, dopo averti osservato a lungo decide di acquistarti a metà con il Pavia, la tua attuale squadra.
“Ho iniziato a Rimini, ero molto giovane e ho avuto poche occasioni per mettermi in mostra nonostante gli addetti ai lavori dicessero che secondo loro avevo discrete potenzialità. Ho fatto in tempo a scendere in campo tre volte poi, con il fallimento, mi sono ritrovato senza squadra e ho deciso di rimettermi in discussione: mi ha voluto a tutti i costi l’Alto Adige e lì sono rimasto per quasi due anni vincendo un campionato e segnando nove reti la seconda stagione, giocando praticamente tutte le partite. Avevo fatto bene, non mi aspettavo che il Chievo, che nel mentre era riuscito a comprare metà cartellino, mi lasciasse andare, ci sono rimasto davvero male. Probabilmente è vero, è stata la vera delusione questa, da quando ho iniziato a giocare. La scorsa estate, dopo che qualche emissario del Novara mi era venuto a vedere diverse volte, è arrivata la proposta dei piemontesi che, di comune accordo con il Pavia, mi hanno acquistato. Sin qui non posso certo dire di aver fatto una stagione positivissima dal punto di vista personale, ma se domenica ci salviamo la gioia sarà talmente grande che mi ripagherà di tutto”.
Prima curiosità: quattro gol fino a gennaio e un finale in crescendo con la doppietta dell’ultima giornata a Foggia che ha rimpinguato il tuo forziere personale. Alla fine si contano otto centri (miglior marcatore insieme a Falco) con due rigori realizzati.
“Puntavo a fare più gol quest’anno, dico la verità. Ero partito con altre premesse, anche se non solo io ma tutta la squadra nel girone di andata ha faticato. Quando non arrivano i risultati è tutto più difficile, anche fare gol. Da gennaio, con l’arrivo di mister Roselli, non ho praticamente più giocato dall’inizio, bisognava trovare un equilibrio tattico che prima non c’era e, per fortuna, ci siamo riusciti abbastanza bene”.
Altra curiosità: la prima squalifica in carriera te la sei presa per somma di ammonizioni sempre in quell’ultima giornata di campionato, una sanzione pesantissima che ti ha fatto saltare la gara di andata contro la Spal.
“Ero l’unico diffidato della mia squadra quel giorno a scendere in campo. Il mister si era raccomandato di non fare niente di niente per non incorrere in inutili sanzioni che avrebbero potuto pregiudicare la mia presenza negli spareggi. Succede che su un contrasto aereo io decido di rimanere fermo proprio per questo motivo, il difensore però mi viene addosso e mi tocca. L’arbitro, che non era messo benissimo, mi viene incontro e mi ammonisce. Da romagnolo sanguigno non l’ho presa benissimo, devo dire la verità, è il destino, quando la devi andare a prendere la palla ci devi andare, altrimenti guarda cosa succede (ride)”.
Parliamo della gara di andata: lo 0 a 0 non pregiudica nulla ma adesso per voi la strada è in salita. Dalla tribuna che sensazioni hai avuto?
“Una bella Spal. Forte, concreta. Strutturata fisicamente, più di noi che abbiamo comunque avuto, alla fine, le occasioni migliori con Cinelli e Statella. Probabilmente c’era anche un mezzo rigore per il Pavia però dalla tribuna è sempre difficile dare la giusta valutazione agli episodi, al primo contatto in area il pubblico grida sempre al calcio di rigore in ogni città d’Italia. Nei primi dieci minuti eravamo impauriti, poi ci siamo ripresi e se avessimo anche segnato non penso che ci sarebbe stato niente da dire. Nella ripresa l’inizio è stato buono, poi siamo calati, forse per colpa anche del campo le energie sono diminuite per entrambe le squadre. Adesso però non dobbiamo perderci d’animo. Sappiamo di avere un solo risultato a disposizione. Verremo per fare del nostro meglio”.
Domenica prossima potresti essere tu il partner d’attacco di Falco al posto di Cesca.
“Vediamo, io mi alleno come sempre, il mister sono convinto che saprà mettere in campo la squadra migliore. Partire dall’inizio fa sempre piacere, con Alessandro c’è una sana rivalità tra pari ruolo, lui è un attaccante esperto, conosce bene il mestiere, ma domenica dobbiamo solo vincere. Che segni lui, io o altri non fa differenza, alla fine, se vinceremo, saremo contentissimi tutti allo stesso modo”.
Un percorso in crescendo quello della tua squadra, simile a quello della Spal: come te lo spieghi?
“Sinceramente non me lo spiego. Sembravamo morti, dodici sconfitte su quattordici avrebbero ammazzato chiunque. Siamo resuscitati facendo leva su energie che neanche sapevamo di avere, come gruppo, è stata un’escalation di risultati incredibile. L’arrivo del nuovo mister è stato importante ma è stato in noi che qualcosa è cambiato: domenica dopo domenica, allenamento dopo allenamento, ci guardavamo negli occhi con uno spirito diverso, ci spronavamo a vicenda senza pensare alla classifica, pensavamo un avversario alla volta consapevoli che avremmo potuto fare risultato se solo fossimo scesi in campo con la giusta cattiveria. Sotto gli occhi di tutti ci sono i risultati del girone di ritorno, abbiamo fatto una cavalcata eccezionale, a un certo punto pensavamo che avremmo potuto persino salvarci senza passare per gli spareggi. Poi ci è capitata la Spal, l’avversario più forte, che sul campo ha dimostrato di poter arrivare tranquillamente nelle prime dieci, se solo non fossero arrivati tutti quei punti di penalizzazione”.
L’arrivo di Roselli sulla panchina ha visto diminuire vistosamente il tuo minutaggio in campo. E il Pavia, tanto per rincarare la dose, ha cominciato a vincere. Battute a parte, cos’è successo?
“Come ti dicevo il mister ha dato equilibrio alla squadra: ha capito subito che il Pavia faticava a reggere Falco e due punte. A gennaio è arrivato Cesca che, all’inizio, avrebbe dovuto giocare con un altro attaccante vicino. Ma saremmo stati troppo sbilanciati e per forza di cose ha dovuto fare delle scelte. Che vanno rispettate. Bisogna mettere da parte la propria delusione e lavorarci su per farla diventare energia positiva da sprigionare in campo quando l’allenatore ti chiama in causa. Ho sempre fatto così, perché sono convinto che il lavoro prima o poi paga. Non posso essere contentissimo di questa stagione, sarei bugiardo a dire il contrario: un giocatore vorrebbe giocare, sempre, è il mio mestiere, la mia passione, la mia vita. Credo che sarebbe peggio sentire che giocare o no non fa differenza”.
Della squadra biancazzurra hai già detto tutto: tosta, arcigna, che sa stare bene in campo, che senza quegli otto punti di penalità sarebbe già salva. Della rosa estense hai mai giocato con qualcuno?
“No, ma ho incrociato qualche volta il vostro capitano: ci sono giocatori che hanno “paura” di Zamboni ve lo posso assicurare. Lui è un bestione insuperabile, ci salutiamo sempre prima della partita poi in campo, per novanta minuti, ognuno fa il suo mestiere come è giusto che sia, ma con grande correttezza e lealtà. Lo ammiro e lo stimo tanto, ha un carisma incredibile, si vede che ha giocato in serie A, legge tutte le azioni prima degli altri, è un grandissimo. Domenica spero di farlo diventare matto, io ci provo (ride). Ho giocato con Cipriani che so aver lasciato un bel ricordo lì da voi. Eravamo tutti e due a Rimini: credo che anche voi abbiate potuto ammirare tutta l’umiltà di questo attaccante. Mi ha aiutato tanto, mi consigliava, si metteva in discussione persino con me che avevo vent’anni a quel tempo. Un ragazzo d’oro”.
Marchi e il “Paolo Mazza”: non sarà la prima volta che salirai le scalette dello stadio estense. L’ultima, tra le altre cose, ti ha portato fortuna.
“Il gol con la maglia dell’Alto Adige quella sera non si scorda: eravamo riusciti a portarci sullo 0 a 2 su un campo notoriamente difficilissimo e trascinato da una tifoseria davvero incredibile per la categoria. Sia chiaro, non sono per natura un ruffiano, quello che dico lo penso veramente: a me, quel muro umano dietro la porta mi è rimasto impresso. Deve dare i brividi giocare lì, sotto quella curva che ti incita tutta la partita. E fare gol, sotto quella gente, deve essere un’emozione incredibile”.
Chi il calcio lo conosce e piuttosto bene, dice che non è vaga la somiglianza con un certo Christian “Bobo” Vieri: abile nel gioco aereo, potente ma a cui si somma una visione di gioco migliore e, cosa non da poco, usi tutte e due i piedi. Per questo, c’è chi giura che le tue potenzialità siano addirittura superiori.
“E’ un’abitudine tutta italiana ormai parlare di “nuovo” Totti, Messi, Vieri o chissà quale altro campione. La verità è che di questi giocatori che ho appena nominato, ne è nato uno e basta. Io cerco di fare bene il mio mestiere, che Bobo Vieri sia l’attaccante che mi ha sempre affascinato più degli altri non c’è dubbio. La sua potenza, l’abilità nel colpire di testa sono cose che qualcuno dice ci accomunino. Io ho ancora un percorso lunghissimo da fare, diciamo che provo a calciare con tutti e due i piedi e intanto mi alleno a prendere quante volte più possibile la porta”.
L’estate è vicina e da lunedì terminerà ufficialmente la stagione 2011/2012. E’ tempo di fare un bilancio della tua annata e di pensare al calciomercato che, inevitabilmente, ti coinvolgerà. L’anno prossimo con che maglia ti vedremo?
“Ne parleranno con tutta calma il Pavia e il Novara che detengono a metà il mio cartellino. Non posso negare che giocare in B sarebbe un sogno e partire a luglio con il Novara mi riempirebbe di grande gioia. Sono stato in Piemonte a curarmi all’inizio dell’anno quando ancora mi trascinavo i postumi della pubalgia dalla scorsa estate, il loro centro sportivo (Novarello n.d.r) è veramente da A. Aspettiamo di finire la stagione però, c’è il Pavia da salvare, le mie ambizioni per qualche giorno le ripongo nel cassetto, anzi, una resta, quella di siglare, magari, il gol decisivo della salvezza”.
Tra qualche mese in B andrà in scena, calcioscommesse permettendo, Lecce-Novara: sarà l’occasione per vedere Falco contro Marchi?
“Magari, vorrebbe dire che sia il Lecce, sia il Novara sono rimasti tanto contenti di noi che hanno deciso di tenerci (ride). Pippo (Falco n.d.r) è un campione però, ce l’ha nel sangue, è un predestinato, di lui ne sentiremo parlare negli anni a venire”.
Complice la giovane carriera, il tuo palmares personale è ovviamente ancora povero di successi in termini numerici. Eppure a Bolzano hai lasciato un indelebile ricordo.
“Il gol promozione con la maglia dell’Alto Adige che ci ha permesso di salire in Prima divisione è stato indimenticabile: vincemmo 1 a 0 contro la Valenzana che, nonostante fosse già salva, si comportò in maniera esemplare, mettendoci in difficoltà più volte nel corso della partita. Eravamo arrivati allo sprint finale in tre lassù a giocarci la promozione. La spuntammo grazie alla mia rete. Fu una gioia indescrivibile in una città in cui mi sono trovato benissimo sotto ogni aspetto”.
Mai dire mai nel calcio: Marchi, quel bomber ammirato da tutti la sera di Spal-Alto Adige che fece ammattire la difesa di casa nostra, un giorno la vestirebbe la maglia biancazzurra?
“Sono pochi i giocatori che non verrebbero a Ferrara. Qualcuno dice che il passato della Spal ormai non conta più, che sono troppi anni che mancate dal calcio che conta, ma io ho la sensazione che lì basti poco per accendere la passione dopo anni di delusioni. Io lo ricordo bene il tifo di quella sera, riusciste ad acciuffare il 2 a 2 per i capelli grazie anche ai vostri tifosi che riuscirono a trascinarvi alla conquista di quel punto preziosissimo. Per me la Spal rimane una grande squadra”.
Domenica scorsa il terremoto ha colpito profondamente nel cuore la nostra regione, soprattutto quel fazzoletto di terra tra Ferrara, Modena e Bologna dove purtroppo si contano oltre a ingenti danni al patrimonio, perdite umane che non torneranno più indietro. Il tuo pensiero.
“Stavo dormendo nel mio appartamento a Pavia, essendo squalificato non ero andato in ritiro con la squadra. Di solito neanche le cannonate mi svegliano ma ho iniziato a sentire tremare tutto e mi sono spaventato. Non avevo mai sentito così bene il terremoto. Il mio pensiero, la mattina, quando mi sono svegliato e acceso la televisione, è andato subito a chi aveva perso tutto, alle vittime, a destini balordi come quelli degli operai morti mentre lavoravano nel turno di notte. Hanno avuto la colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato mentre facevano il loro lavoro. Per quanto poco possa contare voglio esprimere la massima solidarietà a voi tutti, alle famiglie di chi non c’è più, a chi ha perso tanto ma che ha già voglia di ricominciare. Sono sicuro che la vostra provincia saprà reagire e tornare ancora più forte di prima. Vi sono vicino”.