Tu sei un preparatore atletico. Raccontaci la tua esperienza.
“Mi sono laureato nel 2006 in Scienze Motorie, e ho iniziato a interessarmi maggiormente a tutto quello che riguardava la preparazione atletica nel calcio, frequentando corsi e tirocini. Ho avuto un’esperienza di un anno nel settore giovanile della Fiorentina, categoria Esordienti, con Moreno Torricelli. L’anno successivo mister Dolcetti mi chiese se volevo far parte dello staff della prima squadra qui alla Spal. Non mi sembrava vero; accettai subito. La stagione successiva fui riconfermato da Notaristefano. Quest’anno sono agli Allievi nazionali, ma presto frequenterò il corso per preparatori a Coverciano, e spero così di poter accrescere ancora la mia professionalità in questo campo”.
Cosa ti piace del tuo lavoro?
“Il calcio è da sempre una passione per me, e lavorare in questo mondo è già una grande soddisfazione. Mi interessa l’aspetto più tecnico della preparazione atletica, quindi mi appassiona cercare nuovi metodi, nuove tecniche. Tenermi aggiornato. Confrontarmi con altri preparatori, anche di serie A quando ne ho l’occasione”.
Che ricordi hai del tempo passato con la prima squadra?
“Ho avuto la possibilità di allacciare dei bei rapporti con alcune persone, anche giocatori. Una di queste è Giacomo Cipriani, con il quale sono in contatto tutt’ora. Un grande professionista e un buon amico che vorrei salutare. Comunque essere scelti e chiamati per un compito come questo è una cosa che un po’ inorgoglisce, e per questo devo ringraziare Dolcetti, per avermi scelto, appunto, Notaristefano per avermi riconfermato, e anche il Direttore Pozzi, che ha dato il suo ok a queste decisioni”.
Parliamo della situazione societaria. Cosa pensi di tutto quello che sta succedendo?
“Non può che dispiacermi tutto quello che sto vedendo. Come parte in causa e come ferrarese. Non so bene perché siamo arrivati a questo punto. Forse qualcuno ha fatto il passo più lungo della gamba. E’ una situazione che a me, come ad altri, sta creando disagio”.
In cosa ha mancato questa società?
“Forse ho un’opinione forte, ma credo che nell’ultimo periodo sia più corretto chiedersi se abbiamo avuto una società”.
Cosa intendi?
“Intendo che dal punto di vista di noi dipendenti non si può che riscontrare l’assenza della dirigenza negli ultimi mesi rispetto a noi e ai nostri problemi. Una mancanza di sensibilità e di riconoscimento del nostro lavoro, e tante promesse che poi venivano disattese”.
Avete parlato con loro ultimamente?
“L’ultimo colloquio che il Settore giovanile ha avuto con il Direttore Pozzi risale al mese di novembre. In quell’incontro espressi la mia intenzione di andarmene, perché già allora la situazione era insostenibile per me. E mi dispiaceva molto per i ragazzi, per i colleghi, per il mio futuro anche. Per tutto, insomma. Avevo un po’ il nodo in gola, ma non volevo accettare quel trattamento. Poi però, sempre in quell’occasione ci fecero delle promesse abbastanza precise e convincenti, e soprattutto messe nero su bianco in una scrittura privata. E così accettammo tutti di andare avanti. Una scrittura che però recentemente ho dovuto far impugnare al mio avvocato”.
E con il Presidente Butelli vi siete confrontati?
“Il Presidente non mi è mai stato presentato”.
Tutto questo in che modo tocca il tuo lavoro?
“Non posso negare che con il passare del tempo e il persistere della situazione la mia disponibilità vada calando, e piano piano ti ritrovi a fare appena quello che ti è richiesto, e niente di più. Appena arrivato qui, con la chiamata di Dolcetti, avevo addosso un entusiasmo incredibile, e avrei lavorato sempre. Oggi non nego che le cose sono cambiate, e che la delusione è tanta. Io lavoro anche per la Quattro torri, la squadra di basket di Moretti. Li percepisco che il mio lavoro viene riconosciuto e apprezzato, e anche se è una realtà diversa e meno rinomata, sento la differenza di spirito con cui mi reco al campo per fare il mio mestiere”.
Moretti, insieme a Mazzoni, è uno dei protagonisti dell’ultimo periodo. Cosa pensi della sua iniziativa?
“Moretti è un imprenditore che ama l’ambiente sportivo e la città. Penso che creda fortemente in questo progetto di salvataggio attraverso la Arslab. Non ho capito bene cosa sia successo con questa faccenda delle minacce ricevute, ma mi pare che la cosa sia rientrata fortunatamente. Gli auguro di avere successo in questa sua iniziativa”.
Cosa succederà secondo te il 28 marzo?
“Non lo so. Davvero. Io spero solo di rivedere i miei soldi. Se non tutti, quasi. Ho lavorato con impegno, e anche se sono spallino non mi piace l’idea di aver regalato il mio tempo. Questa non è un’opera di beneficienza, ma una squadra professionistica”.
Ti sei accodato al fallimento anche tu?
“Sì. Io e altri ci siamo accodati al fallimento con l’avvocato Bordoni”.
Perché lo staff ha scioperato e voi del Settore Giovanile invece avete scelto di continuare a lavorare?
“Evidentemente non c’era questa grande unità di intenti. Ne abbiamo parlato diverse volte, avevamo anche deciso di sospendere i lavori a un certo punto se le cose non avessero cambiato andamento. Ma poi, per un motivo o per l’altro, si è sempre andati avanti. Sembravamo intenzionati anche ad accodarci tutti all’istanza di fallimento qualora la situazione fosse sembrata insostenibile, e invece lo abbiamo fatto solo in due. Evidentemente abbiamo idee diverse di ciò che è giusto e di quali siano i limiti del sopportabile”.
Quando tutto questo sarà risolto potresti rimanere alla Spal?
“Se mi verrà fatta una proposta la valuterò volentieri. Questa rimane pur sempre la Spal…”.
In bocca al lupo.
“Crepi”.