Lasciamo stare la Coppa Italia (giusto, almeno quest’anno), la squadra, ci assicura la dirigenza, è competitiva. Bisogna però subito mettersi d’accordo per quale obbiettivo e sgomberare il campo da equivoci che alla lunga potrebbero essere deleteri: è competitiva se parliamo di salvezza, di playout, di playoff (peraltro inutili vista l’ultima circolare arrivata dalla Lega che blocca i ripescaggi per la prossima stagione) o di primo posto? Per cosa lotterebbe oggi la S.P.A.L. è difficile dirlo, certo i tre gol presi dal Van Goof, se non vogliamo subito pensare frettolosamente che sarà una stagione travagliata, fanno capire che sarà senza dubbio un campionato in cui nessuno ti regalerà niente anzi, proprio perché sei la S.P.A.L., le avversarie, se possibile, quintuplicheranno le forze ogni domenica. Ma, è evidente, da sola non può bastare, questa chiave di lettura, per giustificare una prova positiva per un’ora ma che, a mente fredda, qualche campanello d’allarme, inevitabilmente, fa suonare. Non fosse che siamo a conoscenza tutti delle difficoltà economiche, o meglio, dell’esiguo budget, sin qui, con cui Ranzani e Benasciutti sono costretti a lavorare. Senza soldi è già finita male una volta, con pochi la strada si fa ma è quella che è e bisogna essere chiari con la gente, prepararsi a combattere e a mandar giù polvere frammista ad altri bocconi amari e lasciar da parte sogni di gloria. Per i miracoli ce n’era uno attrezzato e non è ancora dato sapere se si sia o meno reincarnato nel Dio Pallone, certo sembra chiaro che la strada per Ferrara, ancora, non l’abbia quantomeno trovata. E allora partire intanto con l’obbiettivo dichiarato, magari, di mettersene dietro cinque a fine campionato e, nel frattempo, assestare al meglio la società con forze fresche (fosse facile, Ferrara, si sa, da questo lato non ci sente proprio) e tentare poi l’assalto ai “prof” in tempi migliori, crediamo non si scandalizzerebbe nessuno. In fondo, sempre se di progetto si tratta e non solo di una navigazione a vista, chiunque ha ricominciato da zero ha impiegato tempo (danaro) e fatica (anni) prima di risalire stabilmente la china. In questo è bene farsi sin da subito un bel bagno di umiltà: alla S.P.A.L. sconti non ne farà nessuno.
La squadra vista a Castenaso per mezz’ora è piaciuta, ha dimostrato personalità, ha impensierito i locali con la verve degli esterni Paris e Sartori (che però vanno disciplinati tatticamente e a cui va insegnato che gli avversari non sono solo semplici birilli da saltare) e con la piacevolissima sorpresa Cucurnia che ha subito dimostrato di poter indifferentemente agire anche da seconda punta lui, che nasce esterno di centrocampo: testa alta, intelligente al punto da portar sistematicamente fuori uno dei due centrali di difesa dei bolognesi, discreta visione di gioco che, a diciotto anni, fanno ben sperare, ma ancora inevitabilmente morbido quando c’è da mettere sul piatto la cattiveria giusta sotto porta. Per intendersi con Pignatta c’è tutto il tempo, era la prima volta che giocavano insieme, loro, come molti altri degli undici scesi al “Negrini”. Lo sappiamo benissimo. Certo i rientri di Marongiu, Shqypi, Marcolini e Mazzoli diventano, a questo punto, imprescindibili, ma i dubbi che tormentano riguardano (anche) altre posizioni in campo.
In porta Gallo era alla sua prima uscita e andrà testato in campionato (sempre che Capecchi non firmi), la sensazione è che sia particolarmente attratto dai pali, al punto da uscirne solo se strettamente necessario; la difesa ha problemi per via di un centrocampo che, nella linea centrale, ha un’autonomia di poco superiore ai venti minuti: Braiati ha evidenti guai alla schiena che ne limiteranno (e limitano) l’impiego in stagione e la stessa postura in campo ne è buona testimone, Marcolini (il titolare) è ancora fermo e la flebite, se confermata, si sa, non è proprio un bicchiere di acqua fresca che si supera in un amen, senza dimenticare lo stesso capitan Marchini che invece ha un’autonomia, emotiva questa volta e non solo fisica, che non supera la mezz’ora: il suo è un apporto che alla lunga può divenire fondamentale ma l’otto ferrarese deve e prima di subito calarsi nel ruolo che quella fascia affidatagli da Sassarini gli impone, perché non può e non deve perdersi a litigare ogni volta in campo con chiunque gli capiti a tiro, fosse pure la partitella della domenica tra scapoli e ammogliati; se, a volte, incontrerà direttori di gara magnanimi (come domenica), che saranno probabilmente intimiditi di fronte alla sua carriera e al suo passato, è palese che potrebbe trovarsi di fronte anche l’esatto contrario e pagare, a suon di cartellini e squalifiche, lui e tutta la S.P.A.L., un atteggiamento palesemente indisponente verso avversari e giudici di gara che non trova motivazione alcuna. Marchini ha tutto per diventare il leader di questa S.P.A.L. ma deve sentirselo cucito addosso per davvero questo ruolo: Sassarini è stato chiaro, investirlo di questa responsabilità avrebbe, a suo dire, l’obbiettivo di disciplinarlo anche in campo. E’ quello che speriamo un po’ tutti, perché di alternative, oggi, in quella posizione, non ce ne sono e, forse, non ne arriveranno mai. Strano che la società (che ha già il ’93 Massaccesi) non pensi a riportare a casa Giacomo Pallara: il suo apporto in mezzo al campo sarebbe fondamentale.
Tornando al reparto arretrato Calistri, quando entrato, è piaciuto: elegante, buon anticipo, meglio senza dubbio di un Cintoi un po’ troppo preoccupato del solito, benché sia a sinistra che la S.P.A.L. abbia corso i pericoli maggiori: Rosati ha passato un brutto pomeriggio (capita) e, pur con l’esperienza dalla sua, il binario di destra composto da Pirelli e Burnelli (che ha due anni meno dell’ex mancino del Pontedera) di marca bolognese lo ha messo costantemente in difficoltà. Per recuperare c’è tempo, ma è parso più a suo agio nel 352 quando, insieme ad Albini, aiutava Marchini e Piraccini a recuperare qualche pallone lungo la linea mediana di metà campo, zona in cui la S.P.A.L. ha perso alla lunga l’incontro per evidenti limiti legati alla condizione atletica deficitaria. Soluzione che Sassarini ha adottato per emergenza (di condizione) o in via sperimentale, pronto magari a riproporla anche in futuro? Si vedrà. Infine, l’attacco. A oggi c’è Pignatta, stop, domani chissà, intanto da martedì si allena Meloni (che in questa squadra farebbe comodo, al pari di Fabbro): trentadue anni, un fisico che abbisogna di tempo per entrare in condizione, l’argentino è senza dubbio un lottatore, fa salire la squadra, tecnicamente è bruttino da vedere anche se deve soprattutto essere funzionale alla causa biancazzurra, cioè fare gol e per farlo, però, deve tirare in porta. Indispensabile sarà l’apporto di Marongiu in questo senso che, da Mezzolara in avanti, dovrebbe garantirgli quel supporto che a Castenaso è venuto a intermittenza dal comunque bravo Cucurnia.
Ranzani e Benasciutti hanno intanto promesso novità in settimana (Massaccesi e, probabilmente, Giuliani) o comunque in vista della prima di campionato. Alla squadra, sia chiaro, va dato tutto il credito e la fiducia possibile, così come all’allenatore il giusto tempo per assemblarla con il suo “credo”, ma non si possono nascondere limiti evidenti di singoli che vanno aldilà dei pochi allenamenti nelle gambe. In D la sola esperienza serve a limitare i danni ma non a vincere le partite e nemmeno i campionati. Se si vuole uscire quanto prima da questo inferno occorre uno sforzo importante da parte della società. Il mercato, peraltro, entra nel vivo proprio questa settimana: servirebbero alla causa almeno altri cinque rinforzi, escluso il portiere (ma Capecchi, lo ripetiamo, sarebbe un lusso per la categoria) tra centrocampo e attacco tra over e under senza contare la necessità di avere almeno un under anche tra le bocche da fuoco, là dove i soli Pignatta (e forse Giuliani ma comunque è un ‘91) e Marongiu (altro ’91) farseli bastare, in caso di infortuni a partita in corso, sarebbe un rischio altissimo da non correre mai.
Si può però chiedere a una società con le risorse contate, che annovera tra le sue fila già venti giocatori tesserati, di alzare prepotentemente il monte ingaggi portando la rosa a ventiré, venticinque elementi senza avere la certezza della sicura riuscita dell’investimento? L’ultima volta che si è fatto il passo più lungo della gamba siamo caduti nel baratro tra l’indifferenza di tutti. Allora basta essere chiari: per cosa lotterà la S.P.A.L.? In queste condizioni potrebbe esser difficile persino restare incollati al treno delle prime sei, sette squadre e, gennaio, mese clou per il mercato di riparazione, esser troppo tardi per porre rimedi sostanziali (e vincenti) in corso d’opera. Se uno sforzo va fatto, quindi, se nelle corde (e nel portafoglio), lo si faccia adesso e senza indugio alcuno. Perché la semina di fine agosto, si sa, alla lunga dà sempre i frutti migliori.