Inizio super con la Supercoppa: il Kaos Under 21 conquista Ferrara con il suo show

Bottiglia di spumante alla mano, rigorosamente “Asti” per l’occasione, calici in alto e il primo brindisi della stagione può partire. L’onore di versare nei bicchieri dei compagni il nettare italiano più esportato all’estero spetta a Ettore Fadiga, capitano del Kaos Under 21 campione della Supercoppa Italiana e simbolo, insieme agli altri ferraresi in squadra, di un gruppo che da quattro anni a questa parte non sa cosa voglia dire la parola “sconfitta”. O meglio, sì, il suo significato lo conosce alla perfezione, ma solo perchè vince sempre e lascia le delusioni agli altri. Non è stata una sfida in discesa quella che ieri sera ha riportato la squadra di Velimir Andrejic sul tetto d’Italia, mettendo la ciliegina sulla torta scudettata sfornata a giugno e ancora fragrante. Se gli ingredienti sono buoni, il prodotto è duraturo, ma per raggiungere il risultato sperato servono buone mani. E buoni piedi. Come quelli dello spagnolo Tuli, all’anagrafe Sulayman Hamadi Hamed, in pratica uno scioglilingua da mal di testa, lo stesso causato agli avversari al “PalaBoschetto”. Nemmeno un lieve infortunio alla caviglia gli ha impedito di trascinare, con giocate da stropicciarsi gli occhi, il Kaos alla vittoria. Un trattore, divino per tecnica e leadership, che a questi livelli può veramente fare la differenza. E l’ha fatta. Ben supportato da fidi compagni che definire scudieri sarebbe riduttivo.

FADIGA E ZANNONI, FERRARA SUL TETTO D’ITALIA
Ettore FadigaImpossibile non spendere parole d’elogio per i due ferraresi doc che più hanno avuto spazio nella rotazione di Andrejic, riuscendo a ritagliarsi un ruolo da protagonisti assoluti nella serata della vittoria in Supercoppa. Il primo, neocapitano della squadra, aveva già ampiamente caricato la squadra nei giorni scorsi, ribadendo ad Asti il solito concetto: “Non abbiamo paura”. E si è visto. Magari non sarà il prossimo pivot della Nazionale di Menichelli, ma Ettorone ha cuore e grinta da vendere, e sarà fondamentale per il Kaos per raggiungere il triplete di Mourinhana memoria: un titolo è già in tasca, ma ora mancano i più difficili da conquistare. C’è tempo fino a giugno per lavorare bene, con impegno e abnegazione, e le sue spalle sono abbastanza ampie (veramente!) per sorreggere i tanti giovanissimi compagni e dar loro una mano verso quella crescita sulla quale la società punta ciecamente. Magari con l’aiuto di Diego Zannoni. Che grillo! Corre di qua, un secondo dopo è di là. Spinge, lotta, tira, bisticcia. E’ ovunque. Non a caso è una presenza fissa nella prima squadra di Capurso. Come non pensare di costruire anche intorno a lui i successi dell’Under 21? Sarebbe una follia. Sangue ferrarese al comando, anche se i gol non arrivano direttamente dai loro piedi. A dire la verità, “Zannox” se ne mangia parecchi: “Almeno quattro, di sicuro”, ammette lui stesso nel post partita. Ma chissenefrega, detta proprio così, fuori dai denti; la coppa è in famiglia, per le critiche ci sarà tempo. Tantissimo tempo. L’importante è arrivare a giocare partite del genere, senza le quali la carriera di un giocatore rischierebbe inesorabilmente di rimanere incompleta. A 21 loro, invece, hanno già più di una decorazione sul petto, e giurano di non volersi fermare qui. Guanto di sfida lanciato ad Asti, rimandato in Piemonte con un 4 a 3 che avrebbe anche potuto assumere dimensioni maggiori, se consideriamo che i campioncini di Andrejic si sono mangiati almeno cinque contropiedi in campo aperto, spesso per troppa generosità. Nessuno cerca la gloria personale nel gruppo Under, il bene della squadra viene prima di tutto il resto, e questa è una dote mentale che non si compra al supermercato come lo spumante.

LEZIONE DI FAIR PLAY
Tuli si autolancia verso la porta di Casassa ma vede un’avversario a terra lontano dall’azione e, tra gli applausi di tutto il PalaBoschetto, si ferma e mette la palla in fallo laterale. Il calcio a 5 è anche questo. Bene, bravo, Asti restituisce la palla al portiere del Kaos Juninho e si riparte. Pochi minuti dopo, sul 3 a 2 per i ferraresi, lo stesso Tuli è a terra ma Asti segna, portandosi sul 3 a 3. Piovono fischi, si parla di grave scorrettezza. La regola, però, è chiara: decide l’arbitro. O il buon senso, quello che i piemontesi, nella circostanza, non hanno avuto. Parliamoci chiaro, per tutta la partita a menare sono stati più i padroni di casa, decisamente più energici, e la gara è filata via liscia, quindi un applauso collettivo non può mancare. Ma segnare l’importantissimo 3 a 3 così no. No! Perchè rischiare di rovinare tutto? Nel Futsal non è come nel calcio, tutti servono sia in attacco come in difesa, se un giocatore è a terra infortunato (nessuna finta, Tuli è poi sceso per farsi fasciare la caviglia), lo svantaggio è notevole. E infatti…

UN SOLO UOMO AL COMANDO
Sul 3 a 3 chissa in quanti hanno pensato alla super beffa. “Sta a vedere che, dopo essere sempre passato in vantaggio tre volte, adesso il Kaos crolla e Asti fa il colpaccio”. Ma non se c’è Petriglieri nei paraggi. Francesco, non Cesare. IMG_0307 Petriglieri migliore in campoI due fratelli si sono imposti, chi più e chi meno, nella finalissima. L’omonimo del generale romano ha deliziato il pubblico con una giocata di qualità sopraffina, fermata solo dalla traversa, mentre il più “vecchio” ha fatto la voce grossa dall’inizio alla fine. Tutte le reti del Kaos portano la sua firma. Poker. Un sogno, un’iradiddio, preciso al tiro come un cecchino dell’esercito. Il paragone regge, perchè il so destro ammazza letteralmente Asti. Con un tiro libero a 40” dalla fine suggella una prestazione da incorniciare, e il premio di MVP non sarebbe potuto finire in mani migliori delle sue. A lui il Kaos chiede costanza di rendimento nella stagione dell’ennesimo lancio di giovani talentini da coltivare, e insieme a Fadiga, Zannoni e Failla (altro protagonista assoluto della partita in “prestito” dalla A) dovrà essere un esempio per i più piccoli, che hanno già visto cosa significhi lottare per raggiungere qualcosa di importante. Sette è il numero di giocatori che non hanno messo piede in campo. Per scelta tecnica, certo, ma anche perchè Andrejic non vuole bruciare nessuno. Così sono stati loro i primi tifosi dei compagni, e la Supercoppa passa anche dalla panchina, senza se e senza ma. E meno male che è così. Tempo al tempo ragazzi, la stagione è luuuuunga.

RESET
Senza sar lì troppo a guardarci attorno, la vittoria della Supercoppa Italiana (bis, ricordiamolo) è motivo di grande orgoglio per tutta la dirigenza. Per il patron Calzolari, per il Presidente Barbi, per Velimir Andrejic e per lo staff. Un bel punto di partenza. IMG_0368 Barbi Andrejic CalzolariTutta la prima squadra era a bordo campo ad assistere alla partita, incitando senza un attimo di sosta i giovani compagni. E’ così che si fa in una grande famiglia. Ma ora arriva il difficile. Pur restando in stretto contatto, la stagione partirà per tutti. La A inizia domenica a Pescara il suo cammino, prima di bagnare il debutto al PalaMIT2B, mentre l’Under, archiviata la festa di ieri, deve preparare il doppio obiettivo Scudetto-Coppa Italia. Così come la Juniores e la C1. Ma un denominatore comune c’è: la maglia è la stessa, il nome da onorare pure. Solo KAOS. Solo ed esclusivamente KAOS.

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