Caro Cesare,
ho intrapreso questa avventura dirigenziale tre anni e mezzo fa, grato a te che me l’hai proposta, sorretto dall’entusiasmo che mi deriva dalla passione e dall’amore che da sempre nutro per la Spal.
A consuntivo posso dire che è stato un cammino straordinariamente ricco, da un punto di vista umano e professionale, ma anche incredibilmente faticoso, al limite del sopportabile, per le difficoltà via via affrontate (e non sempre risolte, quindi patologicamente sedimentate) e anche per la maniera con cui spesso ci si è approcciati ai problemi, non sempre la più logica, la più lineare (…).
Fin quando ho potuto sono rimasto un passo indietro, senza smanie di protagonismo, distante da obiettivi e telecamere, preferendo l’ufficio al palcoscenico, l’osservazione al giudizio.
Mi sono condotto così anche per ciò che riguarda gli affari societari e in particolare i bilanci di impresa, quasi ignorati per pudore, delegando fiduciariamente la gestione e il controllo a chi più di me ne sapeva e ne capiva. Col senno del poi ho compreso di avere sbagliato, perché due occhi in più, tanto meglio se ingenui, avrebbero forse potuto contribuire a scoprire che il re era nudo.
Avevamo un progetto entusiasmante quando siamo partiti: l’idea di fare calcio in maniera diversa, pulita, partecipata. Abbiamo avuto la capacità di rilanciare quello spirito sano di intrapresa quando già le difficoltà di gestione avevano cominciato a manifestarsi seriamente e tu, ormai solo e abbandonato dai soci e appesantito da oneri economici superiori a quelli stimati, eri sul punto di lasciare. Abbiamo rilanciato alla grande, con quella formidabile intuizione che era e resta il fotovoltaico, derivata dalla consapevolezza di dover generare una fonte di autofinanziamento in grado di compensare il cronico e diversamente incolmabile deficit che affligge ogni società come la nostra, relegata nel limbo del calcio. Poteva essere l’apoteosi ed invece è stato l’inizio della fine, il primo passo verso gli inferi. Ma non lo sapevamo. Ci siamo sentiti più volte anche incompresi, soli, sbeffeggiati. In parte è dipeso anche da noi. Spesso siamo stati accusati di errori di comunicazione, non sempre a torto. In questo senso la mia idea di puntuale e trasparente rendicontazione alla città è spesso naufragata in nome della ragion di stato, ossia di una fraintesa (così almeno la penso io) concezione di autotutela, in base alla quale, meno si dice, meno si sa, meno noie avrà il manovratore. Al contrario, come sai, ho sempre creduto che condividere e rendere partecipi sia l’unico modo per acquisire consenso e magari anche quell’indulgenza che ti salva nella difficoltà. (…)
La situazione si è incartata in se stessa fino a precipitare drammaticamente in questi ultimi mesi. Le illusioni generate da banche e da spregiudicati uomini di finanza hanno originato speranze e causato poi amare delusioni, in una continua e devastante alternanza di stati dell’anima. (…)
La sensazione personale è stata quella di essermi tuffato in un mare pulito per poi ritrovarmi a nuotare in un pentolone d’olio bollente. Se ci sono rimasto, sino ad ora, pienamente consapevole che ogni attimo lì dentro avrebbe aggravato le ustioni, è stato certo per amicizia e lealtà nei tuoi confronti, dunque per cercare di aiutarti a uscire dal pantano in cui siamo sprofondati tutti. Ma anche per contribuire a sanare la situazione della Spal, animato da quella stessa passione e dal medesimo amore che mi ha indotto al principio a farmi partecipe del gioco. Consideravo che i tuoi interessi e quelli della Spal fossero coincidenti o quantomeno conciliabili. E di ciò resto convinto.
Gli ultimi passi, però, sono a mio parere dissennati e potenzialmente devastanti. Ho cercato invano di segnalarti il pericolo. (…) hai il dovere di preservare il supremo interesse della Spal, che non è tua ma della città e dei tifosi: tre anni e mezzo fa hai liberamente deciso di prenderla in gestione, senza imposizione alcuna. Ora non puoi permetterti di distruggerla (…)
Questo per dirti – con la rabbia, l’amarezza e il senso di sconfitta che prova chi vede allontanarsi di nuovo il traguardo agognato e inseguito con ogni forza (non l’accordo con i “romani” o i “milanesi” ma la salvezza della Spal e la tutela di tutti i creditori) – che rassegno le dimissioni dal Consiglio di amministrazione di Spal 1907 spa.